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domenica, maggio 28, 2006

TABAGISMO E IPNOSI

Il problema del fumo ha assunto un’importanza sociale molto rilevante per i noti danni che esso provoca ed in particolare il danno oncogeno ormai documentato accanto a quello vascolare, coronarico e polmonare.
Da qui la richiesta sempre più frequente anche a livello istituzionale, di una serie di terapie per vincere l’impellente impulso a fumare-la letteratura propone diversi sistemi che spaziano dalla farmacologia all’agopuntura, dalla fitoterapia e pranoterapia all’ipnosi, l’applicazione dell’ipnosi nel trattamento del tabagismo ha avuto negli ultimi anni una certa diffusione ma i risultati per quanto riguarda l’astensione totale dal fumo e la sua durata sono molto divergenti. I successi ottenuti vanno nel complesso dal 4 all’88% a sei mesi dal trattamento.

Questa incostanza nei risultati ottenuti dai differenti autori è dovuta a vari fattori quali: il diverso numero delle sedute, la durata di esse, le tecniche ipnotiche applicate e le suggestioni usate, il tipo di pazienti (studenti, volontari, malati), il tipo di trattamento (individuale o di gruppo).
Dall’analisi di più di 20 studi pubblicati sull’argomento dal 1970 ad oggi risulta che a sei mesi di distanza dalla fine del trattamento più del 50% dei fumatori è rimasto astinente in programmi che comprendevano numerose ore di trattamento, intense interazioni interpersonali, suggestioni che utilizzavano motivazioni specifiche per singoli pazienti e l’uso di tecniche comportamentali aggiuntive.

Weilbacher e Venturini (1987) riportano una casistica di 365 fumatori (264 uomini e 104 donne) trattati individualmente con ipnosi, adattando una tecnica”standard” policentrica ad “ampio spettro”, il numero delle sedute varia da una a due al massimo , della durata di 45 minuti ciascuna e ognuna comprende l’applicazione di 5 suggestioni ipnotiche fisse: rinforzo dell’Io (Hartland), visualizzazioni positive, tecniche avversive, suggestioni postipnotiche e autoipnosi.
Riportano i seguenti risultati riguardo a 133 pazienti dopo tre anni: astinenti completamente il 24%, astinenti limitati nel tempo: 24% dopo una seduta, 35% dopo due sedute, portando il dato complessivo comprendente i successi temporanei più i permanenti al 44% dei soggetti trattati con una seduta e al 56% con la terapia completa di due sedute, non si è rilevato un rapporto significativo fra la profondità dell’ipnosi e il successo terapeutico, mentre i migliori risultati sono stati ottenuti nei forti fumatori (40-70)sigarette presumibilmente perché più motivati.

Fleischer, che utilizza una tecnica di induzione rapida molto elaborata afferma di ottenere in una seduta l’80% di successi: l’autore enuncia la legge del “tutto o nulla” e raccomanda di vedere il soggetto due o tre volte in colloqui preparatori affermando di non avere insuccessi se il paziente è ben motivato e manifesta un buon transfert verso la persona del terapeuta e se sono somministrate buone suggestioni ipnotiche e postipnotiche: sono talvolta impiegate le tecniche dette di immersione (Powell 1980). I trattamenti collettivi (ipnosi di gruppo) sono ritenuti meno efficaci delle tecniche individuali: ciò è stato visto anche presso Il Centro di Medicina Psicosomatica dell’Ospedale San Carlo di Milano, dove il setting della seduta di gruppo e le condizioni ambientali tolgono ogni possibilità di suggestione “secondaria”: rapporto privilegiato con il terapeuta, musica di sottofondo, quadri e altre sovrastrutture suggestive possono influire per quanto temporaneamente con il risultato, in questo caso il risultato positivo (astinenza totale dopo sei mesi) in un setting pubblico e con una terapia di gruppo si aggira attorno al 35%.
È importante nell’intraprendere il trattamento con ipnosi della disintossicazione tabagica comprendere le ragioni specifiche o meglio psicodinamiche per le quali il paziente fuma.

Si riscontra spesso a dispetto che il tabacco nuoce alla salute e riduce la durata della vita, un certo numero di ragioni non certo giustificabili (Ewin 1977); tendenze autodistruttive, sublimazione sessuale, pressioni da parte dell’ambiente, sfida e visualizzazione del “soffio della vita” come motivazione inconscia per fumare. A tutte queste ragioni va aggiunta la trasgressione dei giovani e il carattere ordalico di questo avvelenamento quotidiano e così la gratificazione orale ed altre giustificazioni ancora, ma la prima delle ragioni resta la dipendenza dalla nicotina. Comunque prima che un individuo si rechi dal medico per smettere di fumare la sua decisione ha già fatto un lungo cammino con una progressione che passa per l’abbandono del piacere, l’ambivalenza nei confronti del pericolo, il fastidio di smettere e la sindrome di astinenza per giungere al rifiuto dell’atto.

Lo studio della dipendenza psicologica dal tabacco è spesso necessario in ipnositerapia perché consente di meglio individuare la personalità del soggetto, di evidenziare l’ansia sottostante o la tendenza alla depressione e talvolta una vera e propria depressione conclamata, da qui la necessità di un trattamento adeguato e del sostegno psicologico durante la cura.

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venerdì, maggio 26, 2006

Corpo e matefora

Prima parte:


Il corpo negli ultimi anni è diventato importante oggetto di studio e ricerca per le scienze umane e sociali che, a seconda dei contesti e degli approcci teorico-metodologici, ne hanno sottolineato ed approfondito aspetti peculiari.
Il discorso su corpo e metafora apre gli orizzonti a infiniti scenari e interessanti spunti applicativi per la Psicoterapia e la Psicologia della Salute.
Secondo le più recenti teorie della metafora, si può affermare che tutto il nostro linguaggio è strutturato secondo metafore e che anche il nostro pensiero è di tipo prevalentemente metaforico. Siamo così dentro questo mondo metaforico da non renderci neanche conto dei concetti organizzati per metafore. Ad esempio la metafora concettuale “il tempo è denaro” struttura moltissime espressioni linguistiche ed è testimoniata da frasi come “mi stai facendo perdere tempo”, “in questo modo risparmieremoalcune ore”, “questa gomma a terra mi è costata un’ora”, ecc. Nella nostra cultura il tempo è una merce pregiata che utilizziamo per raggiungere degli scopi, e nello stesso modo in cui agiamo come se il tempo fosse realmente denaro, così concepiamo il tempo allo stesso modo.
Il lavoro come Psicologo e conduttore di gruppi di consapevolezza corporea mi offre alcuni spunti di riflessione sull’utilizzo delle metafore corporee nei contesti della promozione della salute. Il nostro corpo è plasmabile in modalità potenzialmente infinite e può diventare qualsiasi cosa si desideri, corpo-tempio del nostro benessere o corpo-spazzatura del nostro malessere, corpo-piacere o corpo-dolore con ampie sfumature metaforiche e gradi di libertà in cui danzano natura e cultura, contingente e necessario, ordine e caos.
Anche rispetto al corpo, infatti, il nostro linguaggio veicola e struttura concetti ed espressioni che sono in grado di influire sul nostro benessere o malessere personali. Non solo, ma la maggior parte delle metafore che inconsapevolmente usiamo per rappresentarci il mondo sono tratte dall’esperienza sensoriale e corporeo-spaziale.

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sabato, maggio 20, 2006

Il contributo della meditazione

Informazioni

Si apre a Bologna il primo Corso di naturopatia a indirizzo Pnei e tecniche mente corpo, rivolto in particolare, ma non solo, a medici e psicologi, che ha per obiettivo l'insegnamento integrato di tecniche meditative, Qi Gong e Tai chi chuan, Massaggio cinese (Tuina), nel quadro del modello scientifico olistico fornito dalla Psiconeuroendocrinoimmunologia.

Tra le varie materie è previsto anche un insegnamento di nutrizione e uno di comunicazione scientifica. Il corso è diretto da F. Bottaccioli e G. Pagliaro, direttore dell'Unità di psicologia clinica ospedaliera della ASL di Bologna.
Per info, www.simaiss.it; tel. 06-9253036.

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mercoledì, maggio 17, 2006

Teoria sull'Inconscio, Teoria degli insiemi infiniti. Parte IV

L'ipnosi Ericksoniana secondo la bi-logica
Alla luce di queste ultime "teorie" possiamo intendere e reinterpretare il Milton Model a seconda degli schemi linguistici capaci di attivare il pensiero asimmetrico (ingannandolo con falsi sillogismi) o il pensiero simmetrico.

Matte Blanco proponeva in linea con ciò che insegnava Erickson di parlare al paziente con il linguaggio dell’inconscio, utilizzando una tecnica che non disdegna l’uso della metafora, della poesia, dello humour, dei giochi di parole (p. XCIV)

Notiamo inoltre che l’ipnosi a differenza delle terapie basate sull’insight si spinge a profondità sempre maggiori di pensiero simmetrico con lo scopo di costruire delle "reti di simmetria" più funzionali rispetto a quelle patologiche in corso.

Erickson come Freud e molti altri grandi psicoterapeuti spodesta l’Io dalla sua presunta centralità. Secondo Erickson c’è una parte - l’inconscio - che lavora secondo logiche estranee all’Io conscio e che occorre ascoltare perché è molto più saggia.

Da ciò derivano le tecniche di confusione e depotenziamento degli schemi coscienti al fine di andare oltre ai limiti appresi e aprire un varco verso l’iperspazio della mente inconscia creando nuove connessioni, nuove metafore, nuove associazioni in una vera e propria arte della tessitura.


Ambiguità fonologica
Un altro elemento importante dell’approccio Ericksoniano risiedeva nel controllo del suo paraverbale come se fosse uno strumento musicale utilizzabile per evocare significati al di là del contenuto puramente logico.La "musicalità" della sua voce si manifestava attraverso il tono, le variazioni di ritmo, le pause, la sottolineatura analogica. Tutto ciò consentiva di veicolare messaggi ulteriori e faceva spostare l’attenzione del paziente dal contenuto alla musicalità del suo linguaggio, dal significato al significante sonoro.

Anche Freud era consapevole dell’importanza del paraverbale e prescriveva all’analista di mantenere un’attenzione fluttuante così da non preoccuparsi "di tenere a mente alcunché". In tal modo piuttosto che indulgere a speculazioni ed elucubrazioni poteva "cogliere l’inconscio del paziente col suo stesso inconscio"

L’uso di ambiguità fonologiche, sintattiche o di portata potenzia questo processo inconscio attivando rapporti simmetrici.Ambiguità di portata:"Parlandoti come se fossi ipnotizzato"Frase che può essere intesa simmetricamente in entrambi i sensi:_ Io ti parlo come se tu fossi ipnotizzato;_ Io ti parlo come se fossi io ipnotizzato.Nella logica asimmetrica solo uno dei due significati può essere vero mentre secondo il principio di simmetria sono veri entrambi allo stesso tempo.Ambiguità sintattica:"L’ipnosi di un ipnotizzatore può essere pericolosa"Ipnotizzare un ipnotizzatore può essere pericoloso=essere ipnotizzato da un ipnotizzatore può essere pericolosoLo stesso discorso vale per altri tipi di ambiguità come quelle fonologiche come per esempio con parole che hanno più di un significato. In tutti questi casi così come con altri effetti sonori (rime, assonanze, alliterazioni, ritmo, ecc..) scattano nell’ascoltatore delle simmetrizzazioni.Nominalizzazioni
Le nominalizzazioni raggruppano in un’unica classe un’infinità di fenomeni specifici e ciò da adito ad ambiguità.Per esempio, che cosa vuol dire spiegare? Come stabilire in modo univoco - quindi secondo la logica asimmetrica - che cosa sia una spiegazione da che cosa non lo sia?La nominalizzazione è un perfetto esempio di bi-logica: da una parte i concetti astratti che veicola si prestano alla simmetrizzazione ma al contempo sono applicabili - tramite una ricerca transderivazionale - a un aspetto specifico della vita del paziente.Tale fenomeno può essere interpretato anche tramite il concetto di funzione proposizionale. Una funzione proposizionale è un enunciato aperto con un numero enorme di valori che lo soddisfano ma che assume senso per il soggetto solo quando alla variabile viene assegnato un valore preciso. Questo meccanismo opera nelle nominalizzazioni, nelle cancellazioni, nei verbi non specificati, nelle ambiguità, nelle metafore.


Metafora
La metafora per la sua particolare struttura bi-logica consente a Erickson di parlare all’inconscio impegnando contemporaneamente anche l’Io conscio: "la comprensione della metafora implicitamente comporta l’estrazione di relazioni generali da un esempio particolare, e il successivo riconoscimento che queste relazioni generali si applicano anche ad un altro esempio particolare" (Matte Blanco I., L'inconscio come insiemi infiniti, Einaudi, Torino 1981, p. 449)
C'è un continuo oscillare fra questi due poli nel tentativo di dare un significato specifico al racconto: "Fiabe, storie, racconti e metafore rappresentano un'area di intersezione tra reale e fantastico; una sorta di zona franca dove il fantastico del reale e il reale dell'immaginario si intersecano." (Fabio Rondot, Maria Varano, "Come si inventano le fiabe", Edizioni Sonda, p. 60)
La metafora ci fa tornare bambini è come un gioco che consente di trasfigurare la realtà: "Spezzando il legame referenziale abituale tra segno e significato, la metafora ravvicina elementi che nella realtà sono differenziati e condensa in una sola immagine più significati" (Fabio Rondot, Maria Varano, "Come si inventano le fiabe", Edizioni Sonda, p. 38)

Alcuni esempi della vita quotidiana: "Mi sento come un leone", "È un lupo travestito da agnello", "Senti il ruggito del motore", "È stato un fulmine a ciel sereno"

Una metafora può essere letta a differenti livelli di simmetrizzazione secondo la già citata topologia stratificata dell’inconscio. In un racconto, un aneddoto, una parabola coesistono molti significati contemporaneamente molti dei quali non sono immediatamente visibili, è una verità che in parte si rivela e in parte si sottrae alla vista. Alcuni oggetti, simboli, personaggi o eventi presenti in essa possono evocare molte o tutte le classi a cui l’oggetto, il personaggio o la situazione concreta in questione appartengono.Ad ogni modo la metafora è operativa anche se non immediatamente compresa nel suo significato profondo dalla parte conscia. In seguito, la coscienza può rimanere piacevolmente sorpresa da una illuminazione che arriva some se provenisse fuori da sé:"Il pensiero non è la riduzione della realtà alla misura della coscienza o ad una rappresentazione della realtà entro il teatro della coscienza, ma è la coscienza che si illumina allorché un evento, un processo interiore si compiono e con una estremità terminale si estendono e arrivano fino a lei, la «zona chiara», diurna dell'interiorità umana." (Aldo Giorgi Gargani, "Ignacio Matte Blanco e la cultura contemporanea. Estetica e psicoanalisi" in AA.VV.,L'inconscio antinomico, a cura di Pietro Bria e Fiorangela Oneroso, Franco Angeli,1999 Milano, p. 28)Ricalco
Il ricalco è un metodo efficace per conoscere l’altro a un livello che oltrepassa le verbalizzazioni asimmetriche. Tramite di esso è possibile sperimentare le emozioni del paziente a un livello pre-linguistico tramite l’Io corporeo. Grazie alla comunicazione multidimensionale mediata dal corpo l’inconscio ci parla simmetricamente. Anche Freud si rese conto dell’enorme importanza dei messaggi non-verbali e delle risposte ideodinamiche. In una lettera a Groddeck scrisse che, oltre alle ben note caratteristiche già descritte (condensazione, spostamento, assenza di contraddizione, atemporalità e sostituzione della realtà esterna con quella interna) "l’atto inconscio ha un’intensa influenza plastica sui processi somatici quale non viene mai raggiunta dall’atto cosciente"” (S. Freud, L’inconscio, OS7, vol. VIII, p. 71n) Così l’inconscio ci parla attraverso le posture del corpo, la mimica del volto, il respiro, lo stile dei movimenti, i gesti, la voce...Erickson era perfettamente consapevole di ciò e praticava un "ascolto integrale" comunicando prevalentemente con l’inconscio grazie al ricalco e alla guida dei messaggi non-verbali posti al di fuori della consapevolezza del paziente.Grazie all'ascolto di eventi al confine fra lo psichico e il somatico Erickson poteva avere una comprensione o intuizione di ciò che era veramente importante - a un livello profondo ed emotivo - per l’interlocutore.

Identificazione
Nell’esperienza della identificazione in trance profonda con l’ipnotista vediamo all’opera il pensiero simmetrico. L’identificazione con l’ipnotista è tale che l’ipnotizzato senta la voce dell’ipnotista come se provenisse dal suo interno.
Erickson nelle sue induzioni diceva: "e la mia voce ti accompagnerà, e si tramuterà in quella dei tuoi genitori, del tuo maestro, dei tuoi compagni di giochi e persino nella voce del vento e della pioggia..." Sidney Rosen spiega che questa frase permetteva a Erickson "di tenere il contatto col paziente in trance, indipendentemente dalla profondità della regressione del paziente, e contemporaneamente gli serviva da spunto per le suggestioni postipnotiche. [...] Tra queste suggestioni potevano esserci ingiunzioni e punti di vista, che allora sarebbero stati 'uditi' (spesso tramite la voce di Erickson) come la voce di un genitore introiettato o Super Io. Questa introiezione della voce di un terapeuta può comparire in qualsiasi psicoterapia, ma ha maggiori probabilità di presentarsi quando il paziente è in stato di trance ipnotica. Una possibile spiegazione di questo fenomeno è stata avanzata da Lawrence Kubie a un congresso della American Psychoanalytic Association. Kubie notò che nella trance ipnotica la distinzione tra ipnotizzatore e soggetto viene abolita. Il soggetto sente la voce dell'ipnotizzatore come se provenisse dalla propria testa, come se fosse la propria voce interna. Questo era vero nel caso di Erickson. La sua voce diveniva la vostra voce, e la sua voce vi accompagnava, dovunque foste." (Milton H. Erickson, La mia voce ti accompagnerà, Astrolabio, Roma 1983, p. 22)

Percepire l’altro come se stesso e se stesso come altro implica una relazione di tipo simmetrico.

Tra l’altro questa capacità consente all’uomo di conoscere emozionalmente l’altro e di amare:

"Il principio di simmetria, in sostanza, mette se stessi di fronte a se stessi, in virtù appunto della sua proprietà simmetrica, dà luogo a una sfera in cui si vive contemporaneamente come altro e come se stesso" (Gabriele Pulli, "Il problema del principio di simmetria" in AA.VV.,L'inconscio antinomico, a cura di Pietro Bria e Fiorangela Oneroso, Franco Angeli,1999 Milano, p. 174)

Ciò accade anche nella vita quotidiana, pensiamo per esempio al meccanismo dell’identificazione proiettiva.

Nella lettura di un romanzo o nella visione di un film è consentito essere e non essere il personaggio prescelto e così accade nel sogno perché il sogno come l’opera d’arte sono tutte manifestazioni del pensiero simmetrico.

Pensiamo anche al fenomeno della dissociazione: essere contemporaneamente all’interno e all’esterno di se stesso, guardarsi mentre si va in trance.Oppure l’allucinazione: ciò che interno sta anche all’esterno ma quell’esterno che viene trattato come tale ha il valore di qualcosa di interno perché è manipolabile con la sola volontà della mente.Sono tutti fenomeni che segnalano che il principio di simmetria è prevalente al principio di asimmetria.

Approccio naturalistico
L’azione terapeutica di Erickson è sempre ben consapevole della coesistenza di asimmetria e simmetria in ogni momento della giornata (struttura bi-logica e stratificata della mente) tanto che Erickson parla di "trance spontanee" durante la cosiddetta vita di veglia.Possiamo considerare che sono le relative proporzioni di simmetria e asimmetria che caratterizzano uno stato come conscio o inconscio.I livelli descritti da Matte Blanco sono 5 ma si possono considerare virtualmente infiniti. Ciò che è interessante in questo modello è il passaggio graduale dall’asimmetria più rigida alla simmetria assoluta. A seconda delle proporzioni fra queste due logiche il funzionamento psichico e la percezione della realtà cambiano.In particolare all’aumento dell’emozione e della profondità della trance corrisponde un aumento nella modalità simmetrica di funzionamento e si verificano isomorfismi fra esperienze e realtà diverse come conseguenza della violazione di livelli logici.

Conclusione
Il linguaggio, come la mente sono retti dalla interazione tra pensiero simmetrico e asimmetrico (la bi-logica).

Senza un certo grado di simmetria non potremmo neanche capirci:
Così è possibile che le parole evochino immagini, suoni, emozioni e in genere processi ideodinamici.

La comunicazione non-verbale, le metafore, le implicazioni, i presupposti e i postulati di conversazione sono tutti esempi di comunicazione bi-logica. La ricerca trasderivazionale che attivano conducono l’interlocutore a leggere tra le righe per interpretare il messaggio.Secondo Francisco Matte Bon (figlio di Matte Blanco) in ogni atto enunciativo vi è una presunzione di simmetrizzazione e generalizzazione riassumibile in due massime di funzionamento:"a) ogni volta che parlo di A sto parlando di A ma anche di tutto il resto (cioè della classe alla quale appartiene A)b) se dico X sto dicendo X ma anche il contrario di X" (Francisco Matte Bon, "Lingua, analisi della lingua e bi-logica" in AA.VV.,L'inconscio antinomico, a cura di Pietro Bria e Fiorangela Oneroso, Franco Angeli,1999 Milano, p. 119)Quest’ultimo è il caso dell’uso della negazione nell’ipnosi Ericksoniana con frasi del tipo: Non andare ora in trance.Anche la riassociazione di risorse e di processi creativi sono il risultato di una collaborazione fra pensiero asimmetrico e pensiero simmetrico. In genere l’operare di Erickson presenta dapprima una simmetrizzazione di una rete di relazioni asimmetriche (catena di ancore positive) che si conclude con un successivo ri-dispiegamento e contestualizzazione asimmetrica (ristrutturazione).Lo scopo della sua terapia è sempre stato quello di creare associazioni fra risorse, eventi e pensieri - in virtù del principio di simmetria - come se fossero membri della stessa classe e quindi interscambiabili.In definitiva si può dire che il linguaggio Ericksoniano proprio per la sua struttura bi-logica è capace di presentare qualcosa di apparentemente logico e circoscritto al contempo insinuando in questo qualcosa molte o tutte le classi a cui l’oggetto o la situazione appartiene. E’ quella conclusiva brevità della bi-logica che consente di dire con poche parole moltissime cose così da aprire un canale privilegiato di comunicazione con l’inconscio come insiemi infiniti.Si tratta di una cura mediante l’atto creativo dell’uomo.

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lunedì, maggio 15, 2006

Teoria sull'Inconscio, Teoria degli insiemi infiniti. Parte III

Struttura bi-logica stratificata

Matte Blanco propone una struttura bi-logica (combinazione di logica simmetrica e asimmetrica) stratificata dell’inconscio disposta in cinque livelli che saranno tanto più "profondi" tanto più sarà maggiore la proporzione di relazioni simmetriche rispetto a quelle asimmetriche fino a giungere alla zona impensabile costituita dall’assenza di spazio e tempo.

Ogni fenomeno psichico o comportamentale può essere letto secondo differenti livelli di profondità poiché queste realtà psichiche coesistono contemporaneamente nell’uomo: "dietro ogni individuo o relazione – percepita o data in un certo modo e in un dato momento – il sé "vede" una serie infinita di individui; tutti questi soddisfano la stessa funzione proposizionale (che può essere complessa, composta cioè da diverse asserzioni) alla cui luce l’individuo o la relazione in questione viene percepita, vista o vissuta in questo momento. Se l’attenzione dell’osservatore resta concentrata sul primo livello, quello della coscienza, allora egli sarà solo cosciente dell’individuo concreto; se si lascia permeare dai livelli sottostanti, questa infinità si dispiegherà davanti a lui, sebbene in modo inconscio. Ad abbracciare questa serie infinita vi è una sola unità: la classe o insieme. Questo a sua volta è vissuto come una unità." (pp. 189-190)

Ecco i cinque livelli descritti da Matte Blanco:

a) il livello degli oggetti coscienti e ben delimitati che corrisponde al livello del pensiero asimmetrico [...] Qui predomina la logica classica aristotelica

b) il livello delle emozioni più o meno coscienti dove vigono simmetrizzazioni molto ben delimitate a livello cosciente come quelle che si manifestano, ad esempio, nell’innamoramento accanto ad un buon funzionamento del pensiero asimmetrico;

c) il livello di simmetrizzazione della classe per cui cose tra loro equivalenti diventano identiche: conseguenza fondamentale di questa simmetrizzazione è che ogni individuo diventa la classe e, di conseguenza, acquista tutte le potenzialità di quest’ultima [...]

d) il livello di progressiva simmetrizzazione di classi sempre più comprensive: simmetrizzazione così estese possono caratterizzare il funzionamento mentale di alcuni stati schizofrenici;

e) i livelli più profondi che hanno come limite matematico l’indivisibilità: da questo punto in giù la quantità di simmetrizzazione è così grande che il pensiero, che richiede relazioni asimmetriche, è gravemente compromesso. Il limite concettuale è il modo indivisibile allo stato puro, dove ogni cosa diventa ogni altra cosa e dove le relazioni tra le cose sono tutte teoricamente contenute in ogni singola cosa che l’intelletto riesce a cogliere." (pp. LXIV-LXV)

Quindi possiamo dire che l’essere simmetrico non si manifesta mai da solo nell’uomo si può soltanto dispiegare e tradurre nella dimensione spazio-temporale dell’Essere asimmetrico. Quindi si può parlare di pensiero ibrido, di una bi-logica costituita da queste due logiche presenti nell’animo umano.

In questo senso non è esatto dire che al posto dell’Es deve addivenire l’Io poiché "l’Es non può mai diminuire la sua grandezza: è sempre infinito e non può essere sostituito dall’Io" (p. 332)

Si potrebbe anche ipotizzare che l’Essere asimmetrico emerge come "un gruppo limitato di funzioni dagli insiemi infiniti del nostro essere simmetrico" (p. 115)

Questa sembra essere l’ipotesi per la quale propendeva anche Freud quando individuò nell’Es la nostra vera realtà psichica:

"Un individuo è dunque per noi un Es psichico, ignoto e inconscio, sulla cui superficie poggia l’Io, sviluppatosi dal proprio nucleo, il sistema P." (Io e l’Es)

Secondo Matte Blanco lo scopo della psicanalisi è più che altro mitigare l’irruzione massiccia del livello simmetrico profondo (per esempio panico, fobie, psicosi) così come l’asimmetrizzazione forzata che viene messa in atto per controllare e delimitare l’esperienza simmetrica patologica (ossessioni), per giungere così a un’equilibrio della psiche.

Ciò accade anche nella terapia cognitiva quando attraverso il metamodello si intende asimmetrizzare ciò che fino a quel momento era simmetrico in modo patologico. Tramite questo processo si può giungere al massimo a "illuminare con la luce della coscienza" il quarto livello di "profondità" descritto da Blanco traducendolo in termini asimmetrici.



I fondamenti del pensiero

Matte blanco parte dal presupposto che non è possibile sviluppare alcun sistema logico senza il concetto di psazio-tempo e quindi senza la distinzione, la divisibilità e la relazione tra le cose:

"Sembra, ora, evidente che nessuna logica, nessun universo di discorso di qualsiasi ordine, [...] può in alcun modo essere o essere sviluppata se previa o contemporanea ad esso non vien fatta una distinzione tra qualcosa e qualcosa d’altro e cioè la distinzione tra due qualcosa." (p. 364)

Ciò porta Matte Blanco ad affermare che ogni discorso logico è formato almeno da una triade costituita da S, SE e R, dove S sta per Something, SE per Something else e R designa la relazione tra i due elementi in questione.

Potremmo definire questo principio anche come la natura duale dell’universo del pensiero. Lao Tze affermava qualcosa di simile quando diceva: "Sotto il cielo tutti sanno che il bello è bello, da cui il brutto. Che il bene è bene, da cui il male. È così che essere e non essere si danno nascita fra loro". Ma ad ogni modo la totalità dell’Essere simmetrico rimane per noi ineffabile: "Il Tao che si può nomare non è l’eterno Tao".

Prendiamo un’asserzione come "a è identico a se stesso". Anche tale asserzione implica un S e un SE: "sebbene sia vero che il designato di a è solo uno, la sua rappresentazione in termini di logica non è una ma duplice: una nella posizione di referente e l’altra in quella di relato nella relazione di identità." (p. 365).

E questo è anche il paradosso implicito nell’esortazione "Conosci te stesso" poiché l'Io come soggetto dovrebbe restare distinto dall'Io come oggetto pur restandogli identico. In realtà l’Io osservante e l’Io osservato si co-creano a vicenda, si può anche dire che nell’atto di conoscersi l’Io rimane diviso da sé stesso.



I connettivi logici

Nella logica proposizionale i connettivi consentono di formare enunciati composti (hanno perciò la funzione di R) e sono:

La negazione (non), la disgiunzione (o), la congiunzione (e), l’implicazione, l’equivalenza.

Quindi "nessun calcolo proposizionale può essere sviluppato senza il concetto di relazione. Poiché, d’altra parte, il calcolo proposizionale tratta combinazioni di proposizioni con altre proposizioni, ne segue che nessun calcolo proposizionale può essere sviluppato senza il concetto di qualcosa e qualcosa d’altro." (p. 367)

Ne consengue che ogni componente della triade viene definita da ogni altra e non può esistere senza le altre.

Qui ci troviamo di fronte alla circolarità e al paradosso proprio nel cuore della logica: il tutto non può esistere senza le parti e le parti senza il tutto ma chi viene prima?

"È evidente che, almeno da un certo punto di vista, ogni membro della triade è più semplice della triade stessa. Eppure nessuno di essi può esser concepito o descritto senza gli altri due o, forse, senza la triade. Questo fatto può essere espresso dicendo che il semplice è definito in termini del complesso o che la logica inizia dal complesso per arrivare al semplice. D’altra parte è ugualmente vero dire che non potremmo concepire la triade – come il suo nome dimostra – se non avessimo l’idea dei suoi elementi. Così, definiamo il semplice in termini del complesso e il complesso in termini del semplice. La triade di S, SE ed R è, perciò, un altro esempio della circolarità basica che esiste nella zona di partenza della logica." (p. 374)

Le sorprese chiaramente non finiscono qui perché ogni membro della triade non è solo inconcepibile senza gli altri due ma è a sua volta descritto in termini di un’altra triade così via fino all’infinito, è come se trovandoci davanti a una triade o a un solo elemento della triade fossimo in contatto con l’intera costruzione del pensiero: "ogni enunciato o proposizione, anche se espressa in termini di una triade, comporta in realtà una miriade di triadi con le loro rispettive relazioni" (p. 381)

Per esempio se prendo un vocabolo del dizionario e voglio cominciare a studiarne tutte le possibili diramazioni mi troverò a utilizzare gran parte se non tutto.

La stessa teoria della "semiosi illimitata" di Charles S. Peirce prevede che i segni rimandino ad altri segni all’infinito, e fino all’infinito viene rimandata la possibilità di individuare un referente materiale.

In effetti la credenza in un Sé centrale è pura illusione, è soltanto il senso dell’ego quello che emerge da una serie di catene di associazioni linguistiche senza fine. Quindi torniamo al discorso di Freud: "Un individuo è dunque per noi un Es psichico, ignoto e inconscio, sulla cui superficie poggia l’Io, sviluppatosi dal proprio nucleo, il sistema P."

Ad ogni modo occorre ricordare che non c’è un punto di partenza privilegiato all’interno di questa rete di triadi poiché qualsiasi nodo della rete può condurci a tutti gli altri: "ogni volta che abbiamo un pensiero, e quindi un fatto, abbiamo in esso tutto il mondo: nessun fatto (pensiero) è separato dal resto del mondo, cioè da tutti i fatti: un fatto (quindi un pensiero od un concetto logico) non può esserci senza tutti i fatti (pensieri o concetti logici) cioè, senza tutto il mondo e questo vale per ogni fatto" (p. LX)

E questa è una ulteriore circolarità ancor più "ampia" di quella presente all’interno delle triadi.

Ma poniamo per un attimo di non voler tener conto di questi paradossi e diamo per scontato che un sistema logico costituito secondo il principio di asimmetria è perfettamente accettabile poiché si basa su alcuni presupposti tra cui il principio di non contraddizione.

A questo punto, se ci soffermiamo un attimo, ci rendiamo conto che non è possibile dimostrare la verità del principio su cui poggia il nostro pensiero poiché dovremmo fa riferimento di nuovo al principio stesso dando per scontata la sua verità, un’impresa che solo il Barone di Münchhausen è stato in grado di compiere quando salvò se stesso e il proprio cavallo dallo sprofondare in una palude tenendosi sollevato per il suo stesso codino.

"Detto in altre parole, vista con il pensiero e la logica, la base della logica e del pensiero non ha, essa stessa, una base logica perché in logica non si può impiegare come base o fondamento del principio dei concetti che sono espressione o conseguenze dell’applicazione del principio... Dunque se guardiamo con il pensiero (e non possiamo guardare che con il pensiero) all’interno delle basi del pensiero e della verità, ci troviamo con qualcosa che, vista con il pensiero, ci sembra essere un vuoto assoluto insondabile, che ci risucchia verso qualcosa che è alieno al pensiero." (p. LXI)

Per poter dimostrare la completezza e la coerenza del sistema occorrerebbe uscire dal sistema preso in esame e ricorrere a una serie di metateoremi a loro volta indimostrabili se non con un ulteriore meta-metateorema e così via fino all'infinito poiché qualsiasi sistema non riesce a dimostrare la sua coerenza all’interno della propria struttura.

Tutto ciò ci porta al Teorema di Gödel sulla Indecibilità, secondo il quale nessun sistema può dimostrare se stesso a partire da se stesso.

È la questione paradossale che sorge anche quando affermiamo "Io sto mentendo" e quando Wittgenstein nel Tractatus (4.442) afferma: "Una proposizione non può enunciare, di se stessa, che è vera", al che Watzlawick risponde: "Peccato, tuttavia, che anche questa frase sia una frase che dice qualcosa su se stessa, proprio come quella che ho appena pronunciato." (Paul Watzlawick, Il codino del Barone di Münchhausen, Feltrinelli, 1989 Milano, p. 151)

Il teorema ci insegna che tutte le assiomatizzazioni coerenti dell'aritmetica contengono proposizioni di cui non si può dimostrare né la verità né la falsità (è questa la natura del paradosso) a meno che questo sistema sia per l'appunto incoerente oltre che chiaramente autoreferenziale e non falsificabile se teniamo conto anche degli apporti di Popper.

Per concludere, possiamo riassumere che nessun sistema formale per quanto complesso sia, potrà dimostrare la propria completezza e coerenza senza dover ricorrere a metateoremi a loro volta nuovamente indimostrabili. Ma ciò che a prima vista potrebbe apparire come un limite può portare anche alla constatazione che non c'è una verità finale e definitiva che possa farci giungere all'immobilità e alla cristallizzazione del pensiero e della creatività umana.

Anche il procedimento della presa di coscienza di sé è teoricamente un procedimento che può continuare all’infinito poiché prima o poi si raggiungono le propaggini di un altro inconscio: l’inconscio sopracosciente anch’esso non completamente esplorabile.

Ciò non dovrebbe stupire perché già l’infinita riflessività della coscienza su sé stessa fa intuire che abbiamo a che fare con un insieme infinito.

In effetti, la coscienza possiede la peculiare caratteristica di non aver bisogno di rivolgersi a sé medesima: nell'atto di percepire un oggetto possiamo essere coscienti e al contempo immemori di noi stessi travolti nel flusso delle nostre percezioni e rappresentazioni interiori.

Perché la nostra coscienza di second'ordine possa essere riconosciuta come tale occorre una coscienza di terz'ordine che possa riflettere sulla precedente tramite una sorta di percezione interiore.

Un piccolo esempio chiarirà questi concetti:

I° ordine: percezione sensoriale della mela

II°ordine: verbalizzazione "Questa mela è verde"

III° ordine: Sto pensando che "questa mela è verde"

IV° ordine: Sto pensando di pensare che "questa mela è verde"

e così via all'infinito.

Poiché questo processo deve necessariamente fermarsi da qualche parte (anche se teoricamente potrebbe continuare all'infinito) occorre postulare allora un "inconscio sopra-cosciente".

Per esempio il teorema del matematico Dedekind che nel suo trattato "Essenza e significato dei numeri" (1888) dimostrò l'esistenza di un numero infinito di sistemi proprio a partire dalla nostra attività di pensiero cosciente:

"Il mondo dei miei pensieri, cioè l'insieme S di tutto ciò che può essere oggetto del mio pensiero è infinito. Infatti se s è un elemento di S, anche il pensiero s1 che s possa essere oggetto del mio pensiero è un altro elemento di S".

Lo stesso Cantor arrivò a postulare l’"infinitizzazione" dell’intelletto umano:

"La finitezza dell’intelletto umano viene invocata spessissimo come argomento per sostenere che solo i numeri finiti sono pensabili... Se, però, si dimostra che l’intelletto può, in un senso ben determinato, costruire e distinguere l’uno dall’altro anche dei numeri infiniti cioè soprafiniti o si dovrà dare alle parole "intelletto finito" un senso più generale... oppure – e secondo me è questa l’unica soluzione giusta – anche all’intelletto umano si dovrà concedere, sotto certi aspetti, il predicato "infinito". Le parole "intelletto finito", che sentiamo tanto spesso, sono a mio giudizio del tutto improprie; per quanto la natura umana sia limitata – e lo è davvero – essa ha moltissimi punti di contatto con l’infinito; anzi se non fosse essa stessa infinita sotto certi aspetti, quella salda certezza e fiducia nell’essere dell’Assoluto nel quale sappiamo di essere tutti uniti in maniera inspiegabile. Io sono convinto, in particolare, che l’intelletto umano abbia una disposizione illimitata alla costruzione, passo dopo passo, di intere classi numeriche che stanno in un rapporto determinato coi modi infiniti e le cui potenze sono via via crescenti.

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sabato, maggio 13, 2006

Teoria sull'Inconscio, Teoria degli insiemi infiniti. Parte II

Inconscio come insiemi infiniti

Nella logica simbolica si afferma che gli elementi della classe sono equivalenti fra loro rispetto alla funzione proposizionale che definisce la classe ma non identici.

Per chiarire questo concetto occorre ricordare che una funzione proposizionale è un "enunciato aperto" che presenta una variabile. Tutti gli elementi che soddisfano questa funzione sono i membri della classe. Una classe è quindi definibile come "la collezione di tutti i valori che soddisfano una funzione proposizionale". Prendiamo per esempio la funzione proposizionale "x è ferito". Tutti coloro che sono feriti fanno parte della classe.

Si può anche dire che sono equivalenti fra loro nel soddisfare tale funzione ma non identici e quindi non hanno lo stesso valore. Come dire che Pino è differente da Tino anche se entrambi sono feriti. Oppure se consideriamo la classe di tutti i numeri inferiori a 100 vediamo che, sebbene 50 e 90 facciano parte della medesima classe non hanno per questo il medesimo valore.

Se invece applichiamo a questo insieme il principio di simmetria succede che ogni membro è identico e può stare per qualsiasi altro membro della classe e quando ci troviamo davanti a un elemento (la parte) abbiamo davanti a noi anche l’intera classe (il tutto) (p. 155)

Le parti essendo identificate con il tutto ne acquisiscono anche l’intera potenzialità.

Così accade che il medico Flechsing diventa Dio per Schreber. In virtù del principio di simmetria Flechsing è identico agli altri elementi della classe rappresentante l’archetipo padre è identico cioè a Dio, al sole e al padre di Schreber e ha acquisito le proprietà e le caratteristiche presenti nell’intera classe al massimo grado diventando una figura onnipotente.

Pensiamo ad altre situazioni in cui prevale la logica simmetrica: nell’innamoramento per esempio l’oggetto d’amore si trasforma nella personificazione della bellezza e in genere le emozioni "primitive" o "non addomesticate", come le definisce Blanco, non risentono delle limitazioni spazio temporali. L’emozione nell’attimo in cui è provata sembra infinita, eterna.

Un altro fenomeno è la fusione fra il soggetto e l’oggetto d’amore: la persona amata verrà amata come una parte di sé o semplicemente come se stessi.

Ricapitolando le tre fondamentali caratteristiche dell’emozione sono:

"generalizzazione delle caratteristiche o proprietà attribuite all’oggetto in modo tale che tutte le proprietà di questo tipo arrivano ad essere in esso contenute; massimizzazione della grandezza di queste caratteristiche; e, come conseguenza di entrambe, irradiazione dall’oggetto concreto a tutti gli altri che in tal modo lo rappresentano." (p. 296)

La donna amata diventa la rappresentante dell’intera classe LA DONNA; acquisisce tutti i valori della femminilità al massimo grado e rappresenta tutte le donne.

Nei momenti di panico e angoscia l’oggetto fobico viene investito di tutta una serie di caratteristiche che per il pensiero asimmetrico non possiede. Malgrado ciò "l’irruzione di simmetria" produce i suoi effetti: "lo spazio chiuso di una stanza o quello aperto di una piazza, acquistano tutte le potenzialità della classe e la funzione proposizionale in esame, ad esempio il buio-chiuso della stanza, non solo prende il sopravvento su tutte le altre proprietà ma si infinitizza. E per tale infinitizzazione il buio-chiuso, circoscritto e particolare, di quello spazio e di quel tempo diventa il Buio-Chiuso assoluto e universale della classe, quindi il Buio-Chiuso di uno spazio e di un tempo infinito che dà luogo con perfetta coerenza al panico dell’esperienza claustrofobica." (p. LIII)

Con gli strumenti della logica si può intendere questa identità fra parte e tutto come una corrispondenza biunivoca tra un sottoinsieme o tra sottoinsiemi e l’insieme; tra contenitore e contenuto. In termini tecnici succede che la parte acquisisce la stessa cardinalità o potenza del tutto.

È proprio quando ci troviamo dinanzi a questa caratteristica che ci rendiamo conto di trattare con insiemi infiniti. Scrive Dedekind: "Un insieme è infinito quando e solo quando può essere messo in corrispondenza bi-univoca con una sua parte propria".

Per intendere il termine corrispondenza biunivoca possiamo portare l’esempio di due insiemi: l’insieme delle ballerine, che chiameremo M e l’insieme dei ballerini (N) in una sala da ballo. Questi due insiemi si trovano in corrispondenza biunivoca se ragazze e ragazzi stanno ballando in coppia. In tal modo ad ogni elemento di M corrisponde un solo elemento di N.

Se i due insiemi sono in corrispondenza biunivoca si dice che sono equivalenti e che hanno la stessa potenza o stesso numero cardinale. Per esempio se le ballerine sono 10 il numero cardinale dell’insieme M è uguale a 10.

Scrive Cantor in Contributi alla fondazione di una teoria degli insiemi trasfiniti: "Ogni insieme M ha una determinata potenza che chiameremo anche il suo numero cardinale. Con potenza o numero cardinale di M intendiamo quel concetto generale che otteniamo mediante la nostra attività pensante quando facciamo astrazione sia delle caratteristiche particolari degli elementi di M nonché dal loro ordine. Il risultato di tale doppia astrazione è la potenza o numero cardinale di M" (1895)

Consideriamo ora l’insieme dei numeri naturali o interi che chiameremo M. M è un insieme infinito costituito da sottoinsiemi per esempio l’insieme dei numeri pari e l’insieme dei numeri dispari.

La cosa curiosa è che l’insieme infinito dei numeri naturali M={1,2,3,4 ...} e l’insieme infinito dei numeri pari N={2,4,6,8 ...} possono essere messi in corrispondenza biunivoca e sono quindi equivalenti poiché hanno lo stesso numero cardinale anche se a prima vista potremmo pensare che M debba essere il doppio rispetto a N. Quando ci spostiamo dal finito all’infinito non c’è più alto e basso, minore e maggiore, bene e male.

Intorno a queste stesse questioni si interrogò anche Galileo Galilei nell’opera Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze (1638): "infiniti essere tutti i numeri, infiniti i quadrati, infinite le loro radici, né la moltitudine dei quadrati esser minore di quella di tutti i numeri, né questa maggiore di quella; ed in ultima conclusione gli attributi di eguale, maggiore e minore non avere luogo negli infiniti, ma solo nelle quantità terminate." I paradossi sembrano derivare perciò dalla natura del nostro intelletto: "Queste son di quelle difficoltà che derivano dal discorrer che noi facciamo col nostro intelletto finito intorno agli infiniti dandogli quelli attributi che noi diamo alle cose finite e terminate; il che penso che sia inconveniente, perché stimo che questi attributi di maggioranza, minorità ed egualità non convenghino agl’infiniti dei quali non si può dire uno esser maggiore o minore o eguale all’altro."

Il paradosso dell’identità cardinale tra la parte e il tutto "comporta il superamento della concenzione di un solo "infinito" e introduce per la prima volta nella storia del pensiero, l’idea – a prima vista sconcertante – di infiniti di ordine diverso, di infiniti infiniti per i quali diventa legittimo parlare di "aritmetica del transfinito" così come lo era per il regno del finito" (p. XXII)

Ecco allora che torniamo all’idea di Matte Blanco: l’inconscio come insiemi infiniti. Prendiamo per esempio ancora per una volta l’amore per la donna amata, in questa emozione possiamo distinguere secondo Matte Blanco almeno tre insiemi infiniti:

1. L’oggetto o soggetto dell’emozione ha condensato in sé tutte le possibili grandezze della proprietà che definiscono la classe. Per esempio tutti i valori che soddisfano la funzione proposizionale "x è una donna femminile" (protettività, recettività, dolcezza, morbidezza, ecc.)

2. Ognuna o parte di queste grandezze è suscettibile di acquisire un valore infinito.

3. Per ogni valore y, q, z, ecc. ci può essere un numero infinito di x, cioè di elementi della classe che assumono questo valore.

Ritornando all’esempio di "x è una donna femminile" si può dire che, per ogni valore e combinazioni di valori (per esempio x è una donna dolce e protettiva) possiamo trovare un numero infinito di variabili x che soddisfano tale proposizione, quindi un numero infinito di elementi della classe. (p. 301)

Così quella donna investita dell’emotività profonda acquisisce in sé tutti i valori della femminilità al massimo grado e rappresenta tutte le donne.

Infinito attuale potenziale

Occorre precisare che se all’interno di una classe vige il principio di simmetria in genere l’inconscio riesce a differenziare tra insiemi differenti e solo "quando le manifestazioni inconsce diventano "più profonde", le classi o insiemi che si formano sono più ampie, quindi il principio di simmetria si applica a collezioni di oggetti sempre più ampie, che nella logica bivalente sono catalogate come sottoinsiemi. Alla fine troviamo un solo grande insieme o collezione. In questo insieme, in accordo con il principio di simmetria, ogni cosa è identica a qualsiasi altra e non si può differenziare da essa." (p. 167)

E questa è anche la natura dell’esperienza mistica.

Il tentativo di cogliere questa realtà da parte del pensiero asimmetrico è quella di rappresentarla come eterno ritorno, circolarità o ricorsività oppure come infinita divisibilità. Si tratta di un tentativo di ridurre qualcosa di alieno al pensiero – l’unità omogenea e indivisibile dell’essere che corrisponde anche con il vuoto assoluto e insondabile – con qualcosa di pensabile e rappresentabile: il cerchio o l’infinitamente divisibile.

Prendiamo per esempio una successione infinita di numeri razionali:

1/1, 1/2, 1/3, 1/4..... 1/m

Più alto è il valore del denominatore m e più il numero piccolo approssimandosi allo zero senza tuttavia raggiungerlo.

Questo è l’infinito potenziale, come disse Anassagora: "Per ogni grandezza ve ne è sempre una maggiore" e "Nel piccolo non vi è minimo, ma vi è sempre un minore poiché ciò che esiste non può cessare di esistere per nessuna divisione per quanto portata avanti."

Nel pensiero Greco infatti vi è il rifiuto dell’infinito come totalità attuale in favore di un infinito solo potenziale costituito dal crescere e dal decrescere di una grandezza variabile. Scriveva Aristotele nel terzo libro della Fisica: "L’esistenza dell’illimitato si esprime in senso potenziale; pertanto l’illimitato esiste in parte con l’aggiungere, in parte col togliere".

Come scrive Guido Calogero nel suo volume sulla logica antica (1967): "Tutta la filosofia e in un certo senso tutta la spiritualità dei Greci è un costante sforzo di determinare il preciso contorno delal realtà estraendola dalla nebbia dell’indefinito, di dimostrarvi la vittoria del "limite" sull’illimite [...] Tanto l’Oriente quanto l’Occidente avverte come il concreto reale sia per forza terminazione dell’indeterminato e quindi negazione dell’infinità: ma mentre il primo inclina perciò a svalutare le limitazioni e a dissolvere il terminato nell’indeterminato che tutto comprende, l’altro si orienta nel senso opposto. Al culmine della sua evoluzione antica con Aristotele, esso respinge l’infinito nell’inferiore sfera della potenza che non ha ancora raggiunto la finitezza dell’atto, concepisce quella realtà più reale che è la sostanza... come entità individualmente delimitata nello spazio e nel tempo e vede nel processo all’infinito la suprema prova dell’assurdo, il sintomo principe dell’impossibilità del reale e del vero."

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giovedì, maggio 11, 2006

Teoria sull'Inconscio, Teoria degli insiemi infiniti

L’inconscio

Negli scritti di Freud si manifestano due linee di ricerca, due differenti quadri epistemologici: l’inconscio come sistema energetico e l’inconscio come logica.
Potremmo aggiungere anche queste due cornici di riferimento: l’inconscio contenutistico (legato al concetto di rimozione) e l’inconscio strutturale (che mette in evidenza la sintassi, le regole che governano questa realtà).

Queste due linee di pensiero vengono spesso confuse fra loro anche perché lo stesso Freud non fu mai chiaro a riguardo. Nella letteratura psicoanalitica classica l’approccio energetico ha ricevuto maggiore attenzione, Matte Blanco ritiene che fu l’inconscio come logica la vera scoperta rivoluzionaria di Freud (p. 238).

In effetti, questo sembra il caso, poiché l’espistemologia energetica risulta fondata sulla prima legge della termodinamica (conservazione e trasformazione dell’energia) e conduce, in coerenza con le sue premesse, a un modello di casualità lineare che nel campo della psiche risulta inadeguato alla luce delle scoperte attuali (come per esempio della terapia sistemica).

Il termine "inconscio" risulta quindi fuorviante proprio perché può far pensare che l’inconscio sia semplicemente il deposito oscuro di istinti arcaici e del rimosso. In realtà l’inconscio inteso in questo termine non era una scoperta completamente nuova, la vera scoperta di Freud è la descrizione di un mondo retto da leggi completamente diverse da quelle che reggono il pensiero cosciente. La qualità di essere "inconscio" sarebbe soltanto un epifenomeno poiché è la sua stessa struttura che impedisce che la mente conscia possa coglierlo se non in modo indiretto tramite ciò che Blanco chiama funzione di dispiegamento o di traduzione: "La qualità di essere inconscio non inerisce o è inevitabilmente essenziale all’essere simmetrico. È, invece, una conseguenza della natura della coscienza che non può in sé contenerlo." (p. 109)

Qualcosa di simile è affermato anche da Freud quando scrive: "Come possiamo arrivare a conoscere l’inconscio? Naturalmente lo conosciamo soltanto in una forma conscia dopo che ha subito una trasformazione o traduzione in qualcosa di conscio."

Altrove Matte Blanco fa intendere che la logica bivalente (la logica del sistema conscio) non sia altro che una logica con meno dimensioni della logica simmetrica o logica inconscia. Un esempio molto bello e chiarificatrice lo troviamo a pagina 80: "la coscienza non ha le imensioni per contenerlo; allo stesso modo, non si può versare acqua in una brocca dipinta poiché questa brocca ha solo due dimensioni e per ricevere acqua ce ne vogliono tre.

Così si spiegherebbero vari fenomeni paradossali e illogici per il nostro pensiero logico come per esempio l’ambivalenza (amore e odio allo stesso tempo nei confronti dello stesso oggetto), la violazione del principio di non-contraddizione, l’abolizione delle categorie di spazio e tempo".

Ricordiamo che anche lo psicanalista francese Jacques Lacan aveva approfondito questo tema ed era giunto a conclusioni per certi versi simili a quelle proposte da Matte Blanco: Lacan diceva infatti che "c’è chi parla, Ça parle: un soggetto nel soggetto, trascendente il soggetto" [Silvia, Vegetti Finzi, Storia della psicanalisi, p. 388] ma il suo discorso è indecifrabile per il soggetto cosciente, perché "è il discorso dell’Altro" e che l’inconscio in quanto "luogo del dispiegamento della parola è strutturato come un linguaggio".

Questa dimensione simbolica impersonale, Altra rispetto all’uomo, ci parla attraverso i lapsus, i sogni, i sintomi , le malattie... "in tal modo non è riducibile a una forza bruta che va disciplinata, a una tenebra infernale che va rischiarata dalla luce della ragione" [Sergio Moravia, Lo strutturalismo francese, p. 27]. L’inconscio è quindi l’autentica struttura fondamentale dell’essere umano, bisogna saperlo ascoltare senza pretendere di ridurne i messaggi a banali "significati", funzionali alla nostra vita razionale-cosciente.

Questa realtà aliena alle leggi della logiche classica e quindi anche al funzionamento dell’universo fisico così come noi lo percepiamo non è un semplice e puro caos poiché presenta determinate caratteristiche che Freud per primo illustrò e che sono:

1. Violazione dei principi su cui poggia la logica Aristotelica – cioè del principio di identità, non contraddizione e del terzo escluso – ravvisabile nella coesistenza dei contrari e nella identità dei contrari

2. Sostituzione della realtà esterna con quella psichica

3. Simultaneità spazio-temporale (quindi assenza di spazio e tempo)

4. Condensazione e spostamento

Su questo punto occorre soffermarsi per un attimo poiché il principio di condensazione e spostamento sono ritrovabili nel linguaggio di ogni giorno nelle due figure retoriche di metafora e metonimia, che costituiscono – secondo il linguista Jakobson – le due attività inconsapevoli svolte dall'uomo nella creazione del linguaggio (struttura bipolare della lingua).

La metafora (condensazione) e la metonimia (spostamento) sono anche i due principi su cui si basa da sempre il pensiero magico.

Per esempio viene bruciata una foto (metafora, rapporto di similarità) a cui erano stati allegati i capelli della persona (metonimia, rapporto di contiguità) che deve subire il maleficio.

James Frazer nel Ramo d'Oro spiega come gli uomini individuarono due costanti riassumubili in "il simile produce il simile" (metafora) e "ogni effetto deriva dal contatto, visibile o invisibile, di un forza applicata da un agente", la legge di contatto (metonimia).

Nel sogno vediamo che la condensazione fonde più idee in un’unica immagine (per esempio, un personaggio del sogno rappresenta e condensa le qualità e caratteristiche di due o più persone contemporaneamente), mentre lo spostamento rappresenta un termine con un altro (per esempio, una persona che figura nel sogno si potrà scoprire che rappresenti o stia per la madre del sognatore perché la sua immagine ha qualche tratto in comune con quello della madre) [Octave, Mannoni, Freud , op. cit., p. 89].

Essere Simmetrico e Essere Asimmetrico

Matte Blanco arriva quindi a proporre una nuova cornice di riferimento con la distinzione fra logica simmetrica che caratterizza il sistema inconscio e logica asimmetrica – equiparabile alla logica classica o aristotelica – propria del sistema conscio.

Secondo Blanco l’inconscio funziona secondo due principi:

I. Principio di generalizzazione

Il sistema inconscio tratta una cosa individuale (persona, oggetto, concetto) come se fosse un membro o elemento di un insieme o classe che contiene altri membri; tratta questa classe come sottoclasse di una classe più generale e questa classe più generale come sottoclasse o sottoinsieme di una classe ancora più generale. (p. 43)

II. Principio di simmetria

Il sistema inconscio tratta la relazione inversa di qualsiasi relazione come se fosse identica alla relazione. In altre parole, tratta le relazioni asimmetriche come se fossero simmetriche. (p. 44)

Come a dire che se Giovanni è figlio di Paolo anche la relazione inversa è possibile: Paolo è figlio di Giovanni secondo il principio di simmetria.

Da ciò deriva che:

Quando si applica il principio di simmetria non ci può essere alcuna successione e se non c’è successione allora il sistema inconscio non risente del trascorrere del tempo

In altre parole se l’avvenimento y viene dopo l’avvenimento x che viene prima di y non esiste più ordinamento seriale e quindi non vi è alcuna successione.

Poiché le categorie di spazio e tempo sono intimamente legate anche lo spazio scompare.

Normalmente se il punto a sta a destra del punto b su una retta allora b sta a sinistra di a. Secondo il principio di simmetria invece ogniqualvolta a sta a destra di b, b sta a destra di a: "cioè ogni punto diventa identico a ogni altro punto e a tutta la linea" quindi lo spazio collassa su se stesso.

Ciò comporta una ulteriore constatazione:

Quando si applica il principio di simmetria la parte è necessariamente identica al tutto perché tutti i membri di un insieme o classe vengono trattati come identici tra di loro e identici all’insieme o classe.

Da ciò deriva l’assenza di contraddizione e la condensazione e spostamento.

Due insiemi p e non p secondo la logica simmetrica diventano identici poiché fanno parte – sono cioè sottoclassi – di una classe più generale che li include entrambi.

Per esempio "essere donna" ed "essere uomo" sono due sottoclassi di una classe più ampia la classe degli esseri umani. In questo caso siamo ancora entro i confini del procedimento logico bivalente che opera secondo il principio di generalizzazione, crea cioè classi sempre più generali formate da sottoclassi che hanno qualcosa in comune e che restano distinguibili l’una dall’altra.

Una classe può essere sottoclasse di una classe più ampia, formulata in termini di una funzione proposizionale di tipo più generale:

"In questo modo possiamo includere la classe degli uomini e la classe delle donne nella classe degli esseri umani; la classe degli esseri umani, delle scimmie, dei roditori ecc. nella classe più generale dei mammiferi; la classe dei mammiferi e quella degli uccelli, dei rettili ecc. in quella dei vertebrati; quella dei vertebrati, insetti ecc. nella classe degli animali; animali e piante nella classe degli esseri viventi." (p. 345) In tal caso però le classi sono distinte l’una dall’altra, infatti la definizione che Cantor da di insieme è "Come insieme intendiamo perciò la riunione in un tutto unico M di oggetti m della nostra percezione o del nostro pensiero, distinti tra loro, oggetti che si chiamano elementi di M" (1895).

Ma se applichiamo oltre al principio di generalizzazione anche il principio di simmetria il risultato non sarà lo stesso poiché il principio di simmetria conferirà tutte le proprietà della classe "esseri viventi" a ciascun elemento (le sottoclassi) che finisce col diventare identico a ogni altro. Così secondo il pensiero simmetrico o analogico è possibile dire che mia moglie è un vegetale.

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lunedì, maggio 08, 2006

La natura del sintomo

Il terapeuta Ericksoniano considera il sintomo come un dono e lo caratterizza di connotazioni positive poiché adempie a molteplici funzioni secondo la particolarità dell’individuo. La resistenza del cliente non va vista come una ulteriore patologia bensì come la risposta alla violazione da parte del terapeuta di alcune regole, poiché "a ogni sintomo è associato un insieme di istruzioni personali e contestuali per il suo impiego adeguato. [...] Quella che di solito chiamiamo resistenza in realtà il più delle volte è un insieme bene elaborato di ingiunzioni che, se accolte con garbo, costituiscono una buona mappa per aggirare il sintomo in tutti i suoi contesti." (Michele Ritterman - L’ipnosi nella terapia familiare, Astrolabio, 1986 Roma,p. 77)

Secondo Ritterman la terapia va vista come un rituale di scambio. Il rituale più primordiale che fin dagli albori della storia ha consentito la vita sociale è stato il dono e i favori tra clan e individui legati in tal modo da un rapporto di reciprocità.

Le tre fasi che regolano lo scambio del dono sono: il dare, l’accettare e il ripagare.

Michele Rittermann consiglia di interpretare lo scambio terapeutico secondo questo modello. Anzitutto il sintomo va accettato come un dono e quindi va ricevuto in modo tale da salvaguardare le sue caratteristiche positive. Inoltre non è corretto sputare sul dono facendo intendere cose del tipo: "il tuo sintomo non è abbastanza buono, il tuo problema non è quello è...." oppure dire che il problema non è poi così importante.

Occorre inoltre ricordare che "il paziente porta sia il sintomo, sia un insieme più o meno esplicito di istruzioni per l’uso. Se il terapeuta gestisce male il sintomo, l’offerta può umiliare il paziente o indurre in lui il dubbio che il terapeuta non sia all’altezza dell’offerta che gli viene fatta." (Id. ibid., p. 78)

Quindi nel ricevere il sintomo non è corretto criticare il modo con cui viene presentato cioè criticare la resistenza, così come non è possibile accaparrarsi il dono senza dare nulla in cambio. In effetti la rimozione o la distruzione del sintomo non è l’obiettivo finale.

A questo proposito un esempio che fa Rittermann è quello della ragazza con le verruche:

"Credendo di dover asportare le verruche che in quel momento proliferavano abbondantemente sul viso della ragazza, il terapeuta effettuò su di lei un’induzione di trance di media profondità, nella quale la ragazza doveva immaginare di far morire di inedia le verruche o di bruciarle. Tuttavia dopo la seduta, le verruche continuarono, anzi si avvicinarono alla bocca della ragazza. Il terapeuta modificò il proprio approccio riguardo alle malattie più in generale applicandolo alle verruche, questa volta apprezzando positivamente il significato relazionale del sintomo. Si chiese se non c’era una verruca che la ragazza avrebbe voluto salvare. In trance la ragazza disse: "Si. È un segreto. È la mia peferita. Tra le dita dei piedi. [...] Nel giro di una settimana le verruche sul viso erano scomparse. Quella segreta era rimasta. La ragazza aveva bisogno di accrescere il proprio potere e il proprio controllo sul problema, e non che il terapeuta se ne sbarazzasse." (Id. ibid., p. 85)

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venerdì, maggio 05, 2006

Trance e attivazione di risorse personali

La filosofia dell’ipnosi ericksoniana si fonda sul concetto di utilizzazione : utilizzare tutto ciò che il paziente porta.

Il terapeuta osserva il paziente con attenzione, si focalizza sul paziente e osservando, osservando vede e comincia ad utilizzare ciò che vede per aiutare il paziente a cambiare la sua struttura di riferimento che non si adatta più tanto bene.
Ciò che il terapeuta vede sono quelle che chiamiamo le risorse del paziente.
Risorsa è tutto ciò che può favorire un buon svolgimento del processo terapeutico.
Possiamo classificare le risorse:
RISORSE GENERALI ( del paziente e del terapeuta ) :

  • esperienze personali ( storia familiare, rapporti affettivi ecc.)
  • caratteristiche di personalità ( atteggiamenti, tratti del carattere ecc)
  • modelli di relazione ( sipone one up, one down , ecc.)

RISORSE SPECIFICHE DEL PAZIENTE:

  • sintomo
  • fenomeni ipnotici
  • resistenze
  • aspettative verso la terapia

RISORSE SPECIFICHE DEL TERAPEUTA

  • aspettative
  • capacità relazionali ed empatiche
  • capacità professionali ( apprendimenti, esperienze professionali)

RISORSE DELLA RELAZIONE

Sono rappresentate dalla qualità della relazione stessa
La relazione terapeutica è una relazione asimmetrica, collaborativa, rispettosa.

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