Psicolife - psicologia e psicoterapia a Firenze

venerdì, giugno 23, 2006

Il mito del sogno

Non si sogna solo di notte.Tutti i giorni usiamo espressioni tipo donna o uomo dei nostri sogni, vacanza da sogno, aver vissuto un sogno.Questo termine indica qualcosa di eccezionalmente bello, tanto da trascendere la realtà.Ecco: qualcosa che va oltre la realtà!Ma il sogno può essere anche brutto: può addirittura diventare un incubo.Un bruttissimo sogno, talmente orribile, da superare, ancora una volta, la nostra immaginazione.Ma tutto deriva dal distacco che avviene tra i nostri sensi e la realtà, avvenimento che accade sempre quando ci addormentiamo.

Il rito dell’incubazione lo si trova già nel popolo sumero: un "sognatore" trascorreva una notte in un luogo santo sotterraneo e il giorno seguente raccontava all’interprete dei sogni le immagini viste per ottenere una profezia.Di fatto nei testi sacri il sogno rappresenta quel che avverrà… Molto dopo sarà considerato la proiezione di qualcosa che è dentro di noi.Effettivamente, trascendendo dalla realtà, viene assimilato a tutto quello che dal terreno si stacca. Si tratta di un messaggio divino.Ma per restare pià vicini alla nostra cultura andiamo a vedere com’era la faccenda nella mitologia greca.Dall’unione incestuosa tra la Notte e suo fratello Erebo (l’oscurità infernale) nascono vari figli tra i quali due gemelli.

Questi sono Hypnos, il dio del sonno, e suo fratello Thanatos, la morte (il momento definitivo di distacco dal materiale) che, nella teogonia di Esiodo, è descritto come un dio col cuore di ferro e gli organi interni di bronzo.Hypnos dorme in una grotta sulle rive del fiume Oblio, il suo compito è quello di sopire le sofferenze del genere umano.Per assolvere al suo mandato invia i suoi collaboratori ad addormentare e a far sognare gli uomini.Il dio si serviva di due porte: una di corno per i sogni veritieri e una d’avorio per quelli falsi. I coadiutori di Hypnos erano i figli avuti con la Notte: Morfeo, Fantaso, e Fobetore.Morfeo ha, come primo compito, quello di far addormentare gli esseri umani. Per farlo gli è sufficiente passar loro sulle palpebre un mazzo di papaveri.Questo dio si muove molto rapidamente, è dotato di ali il cui battito non è udibile, è preceduto da Mercurio (suo servitore) ed è accompagnato dal corteo dei Sogni (tutti figli della Notte): le illusioni, i ricordi, le emozioni, le immagini. Il suo nome significa forma ed è dovuto al suo potere di assumere le fattezze degli esseri umani che popolano i sogni della razza mortale.Ma non sogniamo soli i nostri simili. Ecco che intervengono i fratelli di Morfeo, mentre papà Hypnos lavora.Fovetore manda in sogno agli uomini gli esseri appartenenti al mondo animale; mentre Fantaso provvede a costellare il tutto con le cose inanimate.

Ma non si svolge tutto in famiglia.Ci sono sogni brutti, bruttissimi che, nell’antichità, venivano imputati anche a cattive azioni o a rapporti carnali avuti con esseri infernali.Non a caso Incubo è il nome dello spirito demoniaco che riusciva ad assumere l’aspetto umano e si congiungeva con le fanciulle.Incubo è il nome dato a Fauno (divinità dei boschi, con il busto umano e il corpo di capra) quando impersona sogni brutti e angoscianti.L’incubo veniva associato a una sensazione fisica dolorosa legata a un peso messo sul petto o sull’epigastrio di colui che dorme. Come se Fauno vi si sedesse sopra e con una delle sue zampe impedisse al sognatore di gridare e di allontanarsi, immobilizzandolo col suo peso.Ancora oggi, mi pare che dai sogni arrivino i numeri da giocare sulle ruote del Lotto… E a mandarli non sono i defunti?Ecco che Hypnos e Thanatos si parlano nel corso dell’attività onirica, durante il sonno: quando si abbassa la guardia!

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giovedì, giugno 15, 2006

Lo stupidario ipnotico italiano

Le solite stupidaggini sui giornali
di: Alberto Torelli

Ho radunato qui un po' di cretinate relative all'ipnosi, e pubblicate anche da persone insospettabili. Essere iscritti a un albo professionale non autorizza a prendere in giro la gente e a diffondere menzogne. Qui non è solo più una questione di competenza, ma anche e soprattutto di etica. Non tutti rispettano il codice deontologico, questo è sicuro. Ma cominciamo dai non terapeuti, cioè i giornalisti comuni. La principale consueta fesseria è quella degli ipnotisti ladroni che dominerebbero la volontà altrui. In verità si tratta invece di vittime credulone e sprovvedute finite in mano a truffatori rapidi e scaltri. Una persona può essere raggirata, ingannata, distratta, confusa, presa di sorpresa, ma al di là dei trucchi da assalto o delle illusioni da prestigiatore non c'è proprio nient'altro. Infatti il plagio è impossibile. Al limite qui si può parlare di circonvenzione di incapaci. Una persona più furba approfitta di una persona meno furba, tutto qui. Per cortesia, cerchiamo di finirla con queste pagliacciate sugli zingari dotati di superpoteri, e riconosciamo invece che purtroppo c'è della gente che crede veramente a tutto, oppure è talmente psicopassiva da cedere al primo impostore che incontra senza opporre alcuna resistenza. Io sfido chiunque a derubarmi con una tecnica ipnotica: se ci riesce giuro che non farò denuncia. Verso la fine del 2004, una mia cliente mi ha portato un ritaglio di giornale (un quotidiano a tiratura nazionale), che puoi vedere qui di lato (fig. 1). Hai letto la prima frase? "Commessa rapinata con l'ipnosi". Ma per favore! La verità è ben diversa, e la descrizione accettabile potrebbe essere questa: "commessa ingenua e distratta raggirata da un rubagalline senza scrupoli". E non finisce qui. Sul Secolo XIX di giovedì 20 gennaio 2005, Savona, pag. 31, è apparso un altro articolo (v. fig. 2) sull'ipnosi, dove si conferma sempre di più la debolezza mentale delle vittime, e non certo il tanto presunto quanto inesistente potere di questi cosiddetti 'ipnotizzatori', che altro non sono se non comuni delinquenti da strada:

Riporto un interessante estratto di un articolo di Torrelli consigliando i lettori di leggere l'articolo completo al link qui riportato : Stupidario Ipnotico Italiano

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domenica, giugno 11, 2006

L’ipnosi come trattamento integrativo nella cura dell’obesità

Studio clinico di efficacia e di efficienza. Progetto osservativo preliminare
L. Merati, F. Barbagelata, D. Noè*, P. Lanzi*, R. Ercolani, R. Galeaz, L. Grigoletto, M. Porreca, M. PoliCentro Ambulatoriale di Medicina Psicosomatica - U.O. Semplice di Dietologia * - U.O.Medicina I° - A.O. Ospedale San Carlo Borromeo, Milano

Uno dei problemi principali nel trattamento dell’obesità è quello di ottenere, con tecniche tradizionali (dieta, esercizio fisico, terapia farmacologica e chirurgica), una rapida perdita di peso, che tuttavia tende a fermarsi e spesso a ritornare ai valori iniziali, dando luogo a quella che è stata definita “la sindrome jo-jo”, dove a ripetute diete consegue uno stato di ‘refrattarietà’ psicofisica del soggetto, che rende vano ogni ulteriore intervento.

Nella nostra casistica, di soggetti ‘difficili’ alla rieducazione alimentare,.abbiamo assistito già dalla fine del trattamento ipnotico (2 mesi) ad un miglioramento di tutte le variabili considerate: massa corporea, compulsività, benessere soggettivo e consumo di risorse economiche per disturbi correlati al peso. Tale condizione non solo si mantiene ma addirittura appare consolidarsi nel tempo (6 mesi), realizzando l’obiettivo primario dello studio che era quello di verificare se l’utilizzo di un trattamento complementare come l’ipnosi a cicli brevi di gruppo, accanto alla terapia nutrizionale classica, fosse in grado di mantenerne l’efficacia a distanza. Già il significativo decremento del peso corporeo, allineato agli standard della terapia classica (dieta + esercizio fisico), appare un successo in questi pazienti.

Il persistere degli effetti a distanza di 6 o più mesi, appare in relazione allo sblocco comportamentale con l’abbandono delle condotte scorrette e miglioramento stabile delle abitudini di vita. In effetti l’ipnosi di gruppo, agendo a livello profondo, rinforza le motivazioni al cambiamento, eliminando i condizionamenti esperienziali ed aprendo stabilmente la strada alla strutturazione di una nuova e diversa immagine corporea. Il rapido e persistente decremento delle frequenti pratiche compulsive (abbuffate; vomito autoindotto, abuso di farmaci lassativi e/o diuretici) osservato nei nostri pazienti, appare un fattore determinante la diminuzione del peso corporeo. La diminuzione delle limitazioni conseguenti all’eccesso di peso (Indice di Benessere Soggettivo) determina un miglioramento della qualità di vita che appare più graduale e sembrerebbe, come atteso, parallela alla perdita di peso.

Quasi conseguente è l’altissima significatività riscontrata nella riduzione di carico sociale per prestazioni sanitarie e giornate lavorative perse.In tempi di culto dell’immagine, nei quali fioriscono diete ‘fai da tè’ ed il mercato dilaga con proposte illusorie, mentre la terapia dietetica classica appare spesso insufficiente l’aumento del peso corporeo, sembrerebbe che l’azione diretta delle induzioni ipnotiche, ottenga l’effetto di riportare le aspettativa di risultati verso sé stessi e verso idonee condotte di vita, interrompendo il flusso ininterrotto della richiesta di soluzioni esterne ‘miracolose’ alle quali affidarsi. Il carico di morbilità e mortalità dovuti all’obesità o alle malattie direttamente correlabili ad essa, richiede interventi rapidi ed efficaci per controllare il fenomeno.

E’ auspicabile una alleanza tra le diverse discipline , nutrizionale, chirurgica, psicologica che affronti adeguatamente questa complessa patologia. Gli obiettivi a lungo termine pongono nel cambiamento dello stile di vita l’unico efficace rimedio al problema dell’obesità e l’ipnosi, potente strumento di intervento sul comportamento (5-7-11-12-13), appare particolarmente idonea ad affiancare l’intervento tradizionale nutrizionale e/o chirurgico per potenziarne l’efficacia e il mantenimento dei risultati a distanza, al fine di realizzare una reale e persistente rieducazione alimentare.

La nostra esperienza in questo studio osservazionale, se pur preliminare,appare estremamente incoraggiante. I dati raccolti ci confortano a proseguire con studi più approfonditi che diano conferma dei risultati.

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giovedì, giugno 08, 2006

Corpo e Metafora

Seconda parte

Si pensi al fatto che ogni nostra emozione presenta contemporaneamente aspetti corporei e mentali. Ad esempio nell’emozione della rabbia si verifica un pattern espressivo-motorio peculiare e siamo tutti in grado di riconoscere immediatamente un’espressione aggressiva dalla presenza di denti digrignati, naso arricciato e narici dilatate, occhi fiammeggianti, busto proteso in avanti pronto ad attaccare, il rossore del volto, ecc. A livello linguistico ci si riferisce all’emozione della rabbia con espressioni metaforiche che rimandano ad una dimensione corporea e spaziale. Per esempio diciamo che una persona “non ci vede più dalla rabbia” oppure “è accecata dalla rabbia”, indicando un importante aspetto psicofisiologico dell’emozione, cioè l’irrorazione sanguigna degli occhi e l’innalzamento del livello energetico verso la testa.
In Bioenergetica la rabbia è considerata un’emozione importante dato che serve a conservare e proteggere l’integrità fisica e psicologica dell’organismo, e senza la rabbia saremmo indifesi rispetto agli attacchi esterni. La possibilità di esprimere la propria rabbia in maniera adeguata e non distruttiva rappresenta un obiettivo importante della terapia psico-corporea affinché la persona recuperi la propria integrità mente-corpo.
A livello psicologico la rabbia, se repressa per troppo tempo, può far “perdere la testa”, cioè far perdere il controllo cosciente e, da emozione positiva con una funzione di protezione dell’Io, può tramutarsi in una furia distruttrice, cioè in furore. Il furore è rappresentato metaforicamente come un turbine o un tornado che distrugge tutto ciò che incontra. A differenza della rabbia, il furore non è efficace né adeguato, dato che non è selettivo rispetto ad uno stimolo e spinge ad azioni di cui successivamente ci si pente.

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venerdì, giugno 02, 2006

Ipnos e il mondo dei sogni

Appena ci appartiamo e chiudiamo gli occhi ci rendiamo conto che esiste un flusso di pensieri che, similmente un brusio di sottofondo ci accompagna costantemente. Ma quando cominciamo a portare la nostra attenzione sempre più all'interno distaccandoci dall'ambiente circostante, il brusio di sottofondo si manifesta in primo piano e ci troviamo in una condizione simile allo stato ipnagogico che precede il sonno vero e proprio. Se siamo stanchi e ci facciamo coinvolgere da queste immagini e pensieri automatici perdiamo la nostra consapevolezza. Ecco allora che cominciano a strutturarsi delle vere e proprie storie dapprima confuse e poi sempre più chiare e coinvolgenti e così cominciamo a sognare o per la precisione veniamo sognati.

Questo flusso di pensieri - seppure in modo sotterraneo e in larga misura inconsapevole - persiste durante la nostra vita di veglia e si manifesta con pensieri e immagini automatiche frutto di schemi profondi o tracce Karmiche che generano l'Io e interpretano l'esperienza così come la conosciamo facendoci reagire ad essa. È questa la natura dell'esistenza samsarica, della nostra struttura percettivo/reattiva.



Così anche durante la vita di veglia continuiamo a sognare perché continuiamo a raccontarci e a vivere storie su di noi, sugli altri e le consideriamo come l'unica realtà possibile. Ci identifichiamo con queste storie scambiando le nostre proiezioni come la pura verità.

L'esistenza samsarica vive in questo dualismo osservatore/osservato.

Le antiche discipline dello Yoga Tibetano del sonno e del sogno insegnano che quando sorge un pensiero, una immagine e ci si identifica con tale pensiero o immagine si perde la presenza e l'attenzione vaga qua e là sospinta dalle due pulsioni fondamentali: avversione e desiderio.

Quando ci identifichiamo con attaccamento e avversione noi generiamo emozioni negative che producono inevitabilmente azioni. Queste azioni (karma) vanno a costruire abitudini e tendenze a strutturare e quindi a reagire alla realtà stessa.

Le tracce karmiche restano in noi come schemi inconsci che creano ulteriore attaccamento e avversione generando un ciclo senza fine di azione e reazione chiamato samsara. Così le persone piene di collera in sé incontrano di continuo circostanze che sembrano giustificarla nel "mondo reale" e non si rendono conto che ciò è semplicemente il frutto delle precedenti tracce karmiche che vanno a costituire il loro Io. Esse proiettano quel flusso di pensieri e immagini interiori ­­­— che hanno la stessa natura di un sogno — nella "realtà esterna".

Queste tracce karmiche si manifestano anche nel sogno. La nostra coscienza spostando la sua attenzione all'interno illumina le tracce karmiche che sono state stimolate durante la "vita di veglia".

Freud con la sua analisi dei sogni si è occupato prevalentemente di quelli che la tradizione Dzogchen (forma di Buddismo Tibetano) chiama i "sogni samsarici" o sogni derivanti da tracce Karmiche. Ma esistono anche i "sogni della chiarezza" simili a sogni lucidi o a sogni fonte di ispirazione religiosa, artistica, culturale e persino scientifica, durante i quali si possono ricevere idee, pratiche, profezie, illuminazioni... Questo tipo di sogni sono descritti anche da Jung.

Infine ci sono i "Sogni della chiara luce" quando il praticante dimora nella pura coscienza non-duale (rigpa) che possono essere considerati simili alla raggiunta lucidità nel sonno profondo descritta da Gackenbach e Bosveld (1993, Beyond Lucidity: Moving Toward Pure Consciousness).

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