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lunedì, dicembre 11, 2006

Autoinduzioni e ricordi negativi

La mente si mantiene in salute smorzando i ricordi negativi

La mente, nel momento in cui richiamiamo alla memoria eventi importanti della nostra vita, tende automaticamente a smorzare i sentimenti negativi ad essi eventualmente correlati e a lasciare intatti quelli positivi. Lo afferma un articolo pubblicato sul Journal of Personality, e condotto da Wendy-Jo Wood e Michael Conway, entrambi della Concordia University di Montreal (Quebec, Canada).
Per portare a termine il loro lavoro, gli autori hanno realizzato due studi coinvolgendo rispettivamente 79 e 279 studenti universitari. Hanno chiesto loro di richiamare alla mente dei ricordi particolarmente significativi, riguardanti eventi che avevano contribuito a formare la loro personalità, e di descrivere le emozioni che avevano provato al momento e quelle che provavano ricordandoli.
Secondo i risultati dei questionari, gli studenti nel riportare ricordi legati a esperienze negative come la fine di un rapporto o la morte di una persona cara, hanno sentito molto diminuiti i sentimenti di paura, rabbia e dolore. Mentre nel ricordare momenti più belli hanno avvertito inalterate le sensazioni di gioia e felicità.
“Le persone cercano di guardare il lato positivo anche nelle esperienze di vita più difficili, e tentano per quanto possibile di sminuire l’impatto negativo che alcuni eventi del passato hanno avuto”, spiega Conway.
Si cerca di dare un senso a tutte le esperienze della vita. Questo, secondo gli autori, aiuta a mantenere e a migliorare la salute mentale di ogni individuo.
Secondo Conway, “tutti possono provare forti reazioni emotive in situazioni estreme e tutti hanno bisogno di fare i conti e venire a patti con questi eventi per mantenere un’opinione positiva di sé e del mondo in generale”.

Le tecniche ipnotiche e autoipnotiche di gestione del materiale mnestico permette di realizzare ristrutturazioni profonde dei ricordi negativi sottraendo loro la componente emozionale negativa e promuovendo il graduale spostamento dall'attenzione dall'evento doloroso verso le risorse positive del medesimo periodo storico e concentrandosi sull'evidenza , confermata dal proprio presente, di essere sopravvissuto al meglio all'evento negativo esperito. La ristrutturazione dei ricordi negativi attraverso l'ipnosi o l'autoipnosi con la focalizzazione su esperienze positive del passato autorinforzanti promuovono il consolidamento di un'autonomia più stabile.
Fonte: Wood W, Conway M. Subjective impact, meaning making, and current and recalled emotions for self-defining memories. Journal of Personality 2006; 74(3):811.

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Training autogeno contro il dolore

Modulazione del dolore con Ipnosi e Training autogeno
Pensare positivo funziona davvero… non solo come filosofia di vita, ma anche come antidolorifico.
È stato pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, uno studio che mostra che l’aspettativa del dolore gioca un ruolo fondamentale nella percezione del dolore stesso o meglio che se ci si aspetta un dolore poco intenso, tale sarà il dolore effettivamente percepito.

La ricerca è stata condotta dal dottor Robert Coghill e dai ricercatori della Wake Forest University (North Carolina, USA) su 10 volontari in perfetta salute a cui è stato applicato un simulatore di calore alle gambe. Per mappare l’attività cerebrale conseguente agli stimoli si è utilizzata una risonanza magnetica funzionale. Prima dello stimolo doloroso e della registrazione delle immagini dal cervello i volontari venivano avvertiti dell’intensità del dolore che dovevano aspettarsi: forte, moderata o lieve. In realtà, però, spesso i ricercatori baravano, dicendo ai partecipanti che avrebbero provato un dolore lieve mentre in realtà li aspettava un dolore forte.

Tutti e dieci i partecipanti, in questi casi, hanno riportato un dolore minore perché si aspettavano appunto un dolore di lieve intensità. La riduzione della percezione del dolore è stata circa del 28 per cento, comparabile all’effetto di una dose di morfina. Contemporaneamente l’attività cerebrale delle aree interessate alla percezione e all’elaborazione del dolore, cioè la corteccia somatosensoriale primaria, la corteccia insulare e la corteccia cingolata anteriore, è diminuita sensibilmente.

Nonostante lo studio sia stato condotto su scala ridotta, questi risultati potrebbero spiegare l’efficacia delle terapie psicologiche nel contrastare le patologie caratterizzate da dolori cronici, e fornire gli strumenti per aiutare le persone a controllare meglio il dolore senza dover ricorrere continuamente ad analgesici accompagnati da sgradevoli effetti collaterali. “Il dolore non è solo il risultato di un segnale proveniente da una regione ferita del corpo e deve essere contrastato con qualcosa di più che con una pillola. Il cervello può efficacemente regolare il dolore ed è necessario imparare a sfruttare questo potere”, conclude Robert Coghill.

Fonte: Coghill R et al. The subjective experience of pain: where expectations become reality. PNAS 2005;102 no. 36, doi_10.1073_pnas.0408576102

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