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sabato, agosto 18, 2012

L'efficacia dell' ipnosi


Tratto da: www.laredazione.org

Al mio tre… dimagrirai! Dimagrire con l'ipnosi: si può? L'ipnosi è una delle più antiche tecniche dipsicoterapia impiegata per disturbi depressivi, stati d'ansia, disturbi psicosomatici.
L'ipnosi in origine veniva considerata una tecnica "magico-religiosa", nel XVIII secolo venne però riscoperta e introdotta in campo medico dal dottor Franz Mesmer. Il ben più noto Sigmund Freud, usufruì più volte di tale tecnica per arrivare alla radice della "patologica" dei suoi pazienti. Chi si sottopone ad una seduta di ipnosi, infatti, entrano uno stato di trance o di dormi-veglia indotto, capace di farlo accedere alle proprie risorse più nascoste.


Il terapeuta non ha nessun potere, il suo ruolo è quello di aprire una porta, sta al paziente spingerla. L'emisfero sinistro del cervello rappresenta il conscio e l'emisfero destro, l'inconscio e l'emotività. Questa parte inconscia si ricorda di tutto: ogni momento vissuto, ogni sofferenza e gioia, mentre il cervello sinistro digerisce, organizza, dimentica e non capisce dove sta il problema. L'ipnosi è oggi molto utilizzata nel trattamento difobie, depressioni, nevrosi post-traumatiche, alcuni dolori cronici e lutti patologici. L'ipnosi è anche impiegata nei soggetti che desiderano smettere di fumare senza stress e senza ingrassare.

Ma veniamo al punto: dimagrire con l'ipnosi si può! Ma come?

In modo pratico, il terapeuta deve invertire la percezione che noi abbiamo dei cibi, convincendo il nostro inconscio che quelli dietetici siano gustosi e quelli che ci fanno ingrassare disgustosi! Infatti il terapeuta invertirà l'esperienza o l'atmosfera negativa che avvolge le verdure, la frutta e gli altri cibi dietetici, trasportandole su un piano di piacere e desiderio. Questo meccanismo, sarebbe poi da applicare ad ogni singolo cibo, necessario per avviarsi ad una sana e corretta dieta, è come se attraverso l'ipnosi si regolasse il grado di "dipendenza" o di "intolleranza" che noi abbiamo verso qualcosa.


Quanto costa dimagrire con l'ipnosi?

Le tariffe sono di circa 140€ per un'ipnosi di gruppo (per le diete e per smettere di fumare) e 200-220 € per una seduta individuale (di 2 ore). Non è il caso di gridare al miracolo, però! Non sarà certo solo l'ipnosi a farci dimagrire. L'importante non è una magia né un miracolo tecnico e dunque, quando si riapriranno gli occhi, da quel sogno in apnea che si è fatto non si sarà dimagriti di 10kg! Di sicuro, però, se abbiamo volontà e costanza di raggiungere il nostro obiettivo, la tecnica dell'ipnosi si rivelerà un infallibile alleato!

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mercoledì, febbraio 17, 2010

Arriva l'ipnosi per un parto indolore


Diversi studiosi e ricercatori hanno spiegato che si tratta dell'induzione di un particolare stato mentale, uno stato di coscienza alterata che fa da ponte fra il momento in cui si è perfettamente svegli e lo stato di non coscienza quando si dorme. Bisogna disattivare la parte conscia del cervello, impedendo al principio di realtà di operare, consentendo così alle parole dell'ipnotista di attraversare il corpo e di suscitare immagini ed emozioni.

È dimostrato, che l'impiego dell'ipnosi nel campo ostetrico ha più volte evidenziato grande utilità ed efficacia nella facilitazione di tutte le fasi del travaglio.

L'ipnosi, produce l'attenuazione dei dolori del parto attraverso due meccanismi fondamentali: è capace di indurre uno stato psicofisico che permette da solo di controllare il complesso dolore-paura e induce una dissociazione percettiva.

Va comunque ricordato che l'ipnosi non è tuttavia una tecnica sempre applicabile. Studi recenti indicano che circa il 70% dei soggetti può essere ipnotizzato. Tale percentuale aumenta fino al 90-95% nelle donne incinte che risultano più ipnotizzabili per l'aspettativa ansiosa che spesso le domina e le spinge a cercare aiuto.

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giovedì, maggio 21, 2009

Palermo: ipnosi e ionoterapia alleate nella lotta al dolore

Ipnosi e ionoterapia alleate nella lotta al dolore.

L’Associazione fisioterapisti e pazienti italiani annuncia la nascita della “ipnoionoterapia“: una procedura che abbina la moderna ipnosi all’impiego dell’apparecchiatura Jonotron, messa a punto dall’Università di Palermo e già utilizzata dagli esperti dell’ateneo siciliano su circa 5000 pazienti.

L’ipnosi potenzia l’effetto della ionoterapia, assicurano i fisioterapisti: un’azione incrociata su corpo e mente. Jonotron - ricordano gli esperti - promette di alleviare il dolore provocato ad esempio da tendiniti, borsiti, traumi accidentali e sportivi con lesioni cutanee e muscolari, artrosi, artrite e problemi cervico-dorso-lombari.

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mercoledì, aprile 22, 2009

Mal di testa, dolori reumatici e stress, ecco una cura senza farmaci Ipnosi per soffrire meno C'è anche chi sbaglia e si ustiona i piedi

tratto dal: il Tirreno

PISTOIA - Mal di testa, dolori reumatici, ma anche mal di denti. Piuttosto che imbottirsi di cachet è spesso molto più efficace un intervento di autoipnosi. Questi malesseri trovano infatti sollievo grazie all'ipnosi, mediante la quale si alleviano anche le situazioni di stress ed ansia. La riduzione del dolore è un effetto che hanno positivamente sperimentato i partecipanti ai corsi di autoipnosi tenuti in città dallo psicologo e psicoterapeuta Massimo Fochi e dal dottor Francesco Natali.
L'occasione per parlare delle proprie esperienze e dell'avvicinamento alla tecnica ipnotica è stata la riunione pubblica che si è tenuta nei giorni scorsi e che fa parte del calendario delle riunioni che i due professionisti tengono per diffondere la conoscenza della pratica ipnotica e contrastare quel triste fenomeno che è invece l'ipnosi da spettacolo. Antonello racconta che è stata sua moglie ad aver deciso di avvicinarsi all'ipnosi, ma poi si è tirata indietro ed invece proprio lui, scettico di ferro, ha consentito di essere ipnotizzato e poi di imparare a farlo da solo.

«Grazie all'autoipnosi riesco a combattere efficacemente il mal di testa e poi vi ricorro per concentrarmi quando devo sostenere qualche gara di bersaglio con le freccette, il mio sport preferito». Il dottor Fochi commenta come proprio le persone più scettiche si rivelino spesso le più capaci di raggiungere stati di trance profondo, come avviene nel caso di Antonello, il quale si è sottoposto volontariamente ad una dimostrazione anche nel corso dell'incontro di alcune sere fa. Addirittura Antonello, negli stati più profondi, parla in irlandese, una lingua a lui conosciuta solo in parte in stato vigile. Risultati invidiabili li ha raggiunti anche Marcella, avvicinata all'ipnosi per alleviare alcuni suoi dolori ricorrenti. La giovane donna ha raccontato nel corso dell'incontro la sua esperienza, che lei stessa definisce «un evento».

«Prima ero timidissima - dice - e non avrei mai preso la parola davanti a più persone, poi, grazie al rilassamento che ho trovato con l'ipnosi sono riuscita a risolvere questo mio problema. La prova più importante è stata però quando mi sono dovuta sottoporre ad un'isteroscopia con prelievo per biopsia, in una clinica fiorentina.

Questi esami sono pittosto dolorosi ma io, grazie al sostegno del dottor Fochi, ho deciso di sottopormici in stato ipnotico. I medici erano stupiti della mia serenità mentre effettuavano l'esame e solo sul finire ho detto loro qual era il mio segreto. E andato tutto bene e non ho avvertito alcun dolore». «L'ipnosi può lenire molti dolori - conferma il dottor Fochi - ed anche permettere di intervenire terapeuticamente per sbloccare situazioni di sofferenza psicologica, quali attacchi di panico o fobie. E però come una bicicletta che deve essere usata con cognizione, altrimenti può rivelarsi negativa.

Un esempio di questo tipo riguarda l'ipnosi da spettacolo, quella che ci viene propinata con cialtroneria da trasmissioni televisive nel corso delle quali un soggetto viene portato in una situazione alterata solo per creare clamore, davanti a tanta gente ed addirittura alle telecamere. Un altro esempio di uso negativo dell'ipnosi può essere quello di coloro che ripetutamente intervengono per bloccare malesseri ricorrenti.

Il dolore è spesso il segnale che qualcosa non va nel nostro organismo ed il fatto di poter evitare la sofferenza può far desistere dal rivolgersi ad un medico anche quando invece questo sarebbe necessario». Di uso distorto dell'ipnosi, anzi dell'autoipnosi ne sa qualcosa Fabrizio, anch'egli partecipante al corso sull'autoipnosi. «Una sera sono rientrato a casa molto stanco - racconta - e per trovare sollievo avevo deciso di fare un pediluvio.

Davanti alla bacinella dell'acqua ho scoperto che questa era troppo calda, ma ormai mi ero seduto e non volevo alzarmi di nuovo. Allora mi sono concentrato per abbassare la sensibilità ai piedi ed ho fatto serenamente il pediluvio. Solo dopo ho scoperto che i miei piedi si erano così arrossati che per tre giorni ho faticato a mettere la scarpe»

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martedì, febbraio 12, 2008

Anestesia e Analgesia: Sull'Agenda della Salute

Copertina Agenda Della SalutePsicolife sull'Agenda della Salute

Questo mese sull'Agenda della Salute trovate un articolo del Dr. Massimiliano Zisa sull'argomento Psiconcologia.

L'articolo riassume in breve l'apporto della psicologia sia nel sostegno alle famiglie, nel paziente oncologico e nella gestione del dolore oncologico con tecniche ipnotiche.

Potete trovare l'articolo direttamente nella sezione del sito Psicolife.com alla voce Informazione Scientifica : Articoli

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mercoledì, ottobre 17, 2007

Ipnosi, un’alleata contro il dolore

I dati di uno studio pubblicato dal Journal of the National Cancer
Tratto dal: Il Corriere un articolo di:Vera Martinella

Permette di alleviare l’ansia e ridurre gli analgesici, in alcune terapie oncologiche. Diversi ospedali italiani la utilizzano.

MILANO – Non solo farmaci per contrastare la sofferenza durante e dopo un’operazione chirurgica. Secondo uno studio americano recentemente pubblicato sul Journal of the National Cancer Institute, una breve seduta di ipnosi prima di un intervento allevia l’ansia e il dolore, permettendo di somministrare una minor quantità di analgesici e traducendosi in un’esperienza meno traumatica per le pazienti e meno costosa per l’ospedale. Precedenti ricerche avevano già suggerito che l’ipnosi potesse contribuire ad alleviare problemi di varia natura, aiutando le pazienti a rimettersi più in fretta e, quindi, accorciandone la degenza ospedaliera. Quest’ultimo studio, condotto dai ricercatori della Mount Sinai School of Medicine di New York, ha verificato l’efficacia della tecnica su cento donne che dovevano sottoporsi ad una biopsia chirurgica o all’asportazione di un nodulo al seno e che, prima della procedura, sono state coinvolte in una seduta d’ipnosi: 15 minuti durante i quali le pazienti sono state indotte ad uno stato di relax e sensazioni piacevoli e hanno ricevuto suggerimenti su come ridurre la percezione di dolore, nausea e affaticamento. Altre cento pazienti, invece, si sono limitate ad un breve dialogo con uno psicologo. I risultati, secondo i ricercatori, sono stati chiaramente migliori nel gruppo-ipnosi, per il quale è bastata un’anestesia più leggera e una quantità di sedativi ridotta. Inoltre, le partecipanti hanno riferito meno disturbi emotivi e minori effetti collaterali dopo l’intervento. Secondo gli autori, l’ipnosi ha permesso di risparmiare circa 773 dollari (oltre 540 euro) a paziente.Ma quale “magia” si nasconde dietro a questi meccanismi? Niente sguardi magnetici o potenzialità irrealistiche, tengono a precisare gli esperti. «Tramite l’ipnosi si può accompagnare virtualmente il malato in una condizione di benessere, stimolandolo ad evocare situazioni piacevoli, in modo tale che, dopo l’intervento o anche al risveglio, quando è necessaria un’anestesia generale, la sua percezione del dolore sia minore» risponde Luisa Merati, responsabile del Centro Medicina Psicosomatica presso l’ospedale San Carlo di Milano, che organizza sedute ipnotiche, individuali o di gruppo, con pazienti oncologici (le prestazioni sono rimborsate dal servizio sanitario nazionale e, in ogni caso, i malati di cancro sono esenti dal ticket). «Allo stesso modo – prosegue - è possibile aiutare il paziente a combattere gli eventuali sintomi fastidiosi sia dell’operazione che della chemioterapia. O, ancora, tramite tecniche di rilassamento si può offrire un sostegno psicologico “potenziato”, per superare i momenti difficili della malattia, inducendo calma e ottimismo per contrastare ansia e paura». Una soluzione altrettanto efficace può essere quella di insegnare ai malati a praticare l’auto-ipnosi (una tecnica simile al training autogeno e alle tecniche di meditazione), grazie alla quale i pazienti dovrebbero riuscire a scivolare in uno stato di benessere quando ne hanno bisogno, in day hospital per le sedute di chemioterapia o quando serve un aiuto a casa contro stanchezza cronica, nausea, debolezza.Le potenzialità dell’ipnosi sono già applicate in altri ambiti (per smettere di fumare, perdere peso o contro alcuni disturbi della psiche) e, gradualmente, vengono riconosciute anche in Italia come valide terapie complementari, utili se affiancate ad interventi di altro tipo. A utilizzare questa tecnica sui pazienti oncologici, infatti, sono già diverse strutture, fra cui l’Istituto Nazionale Tumori e l’ospedale San Raffaele di Milano, l’azienda ospedaliera Brotzu di Cagliari, l’ospedale Umberto I di Lugo di Romagna (Ravenna), l’azienda ospedaliera Molinette di Torino e gli ospedali di Legnago (Verona), Garbagnate (Varese) e Varese. «Al pari di agopuntura e massaggi, le tecniche ipnotiche sono mezzi utili ed efficaci contro il dolore e gli effetti indesiderati delle terapie - commenta Furio Zucco, presidente della Società Italiana di Cure Palliative. - Ma credo che in Italia ci si debba prima occupare dell’abc delle cure analgesiche, per le quali c’è ancora molto da fare: serve, prima di tutto, la prescrizione dei farmaci oppiodi con il ricettario del Servizio Sanitario Nazionale, mentre oggi si usa ancora un ricettario speciale che molti medici di famiglia neppure vanno a ritirare. E bisogna incoraggiare l’immissione sul mercato dei derivati della cannabis, recentemente approvati con un decreto ministeriale». www.psicolife.com Psicologia e Ipnosi Terapia a Firenze

giovedì, ottobre 11, 2007

Con l’ipnosi meno dolore

Tratto da: La Stampa

Ipnosi alleata della lotta al cancro del seno. Uno studio americano pubblicato online sul «Journal of the National Cancer Institute» ne legittima l’ingresso nelle corsie dei reparti oncologici: una seduta di ipnosi prima di entrare in sala operatoria per un intervento di tumore mammario - hanno dimostrato infatti Guy Montgomery e colleghi della Mount Sinai School of Medicine di New York - riduce le dosi di anestetico necessarie, fa diminuire il dolore e i disagi pre e post-operatori, e accorcia la durata del ricovero in ospedale. In altre parole, riesce ad abbattere i costi della chirurgia di circa 773 dollari a paziente.

I vantaggi nella chirurgia del tumore al seno
Le donne che vengono operate per cancro al seno lamentano spesso dolore, nausea e debolezza prima e dopo l’intervento. Complicanze che rischiano di allungare la degenza o di favorire un nuovo ricovero in ospedale, e che a volte costringono a un’ulteriore assunzione di farmaci. Indagini precedenti avevano già suggerito le possibili virtù dell’ipnosi contro questi disagi. Benefici che gli esperti statunitensi hanno ora dimostrato in un trial clinico ad hoc su 200 donne. In particolare, gli scienziati hanno valutato gli effetti dell’ipnosi praticata un’ora prima dell’operazione.

E anche l’anestesia diventa più leggera
Le partecipanti allo studio sono state randomizzate in due gruppi: tutte venivano affidate a uno psicologo, ma mentre alcune si limitavano a dialogarci, altre venivano invece sottoposte a 15 minuti di ipnosi pre-intervento. Durante la seduta, lo specialista le accompagnava virtualmente in un mondo fatto di immagini piacevoli e rilassanti, e spiegava loro anche l’abc dell’autoipnosi per vincere eventuali sintomi fastidiosi. Gli autori hanno così osservato che in fase di intervento alle donne del gruppo ipnosi bastava un’anestesia leggera. Non solo. Queste pazienti hanno riferito meno disturbi e trascorso in media 11 minuti in meno sul letto operatorio

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lunedì, agosto 13, 2007

Analgesia e controllo del dolore

L'effetto dell'ipnosi nel controllo del dolore è noto da tempo, in era preanestesiologica, ha permesso di eseguire interventi chirurgici e di salvare vite umane. Attualmente il suo ruolo non è ridimensionato anche se le indicazioni sono cambiate.
Gli studi degli ultimi cinquant'anni, dimostrano che l'ipnosi è in grado di ridurre o eliminare un vasto numero di dolori, sia sperimentalmente (dolore ischemico, da pressione, da freddo, da caldo, da stimolazione elettrica), che clinicamente (generalmente in modo ancora più indicativo). L'ipnosi si è dimostrata inequivocabilmente superiore ad altre tecniche psicologiche, come la distrazione e il biofeedback.
Parlando di fenomenologia ipnotica si è accennato che la sensibilità può essere modulata sia in eccesso (iperalgesia), sia qualitativamente (parestesie), sia in difetto (analgesia, anestesia). L'anestesia ipnotica è stata documentata nella sua forma più eclatante in interventi chirurgici quali la tonsillectomia, l'appendicectomia, nella plastica per ernia inguinale, nella piccola chirurgia ambulatoriale, nel dolore procedurale (esami strumentali dolorosi), in numerosi interventi odontoiatrici, nel taglio cesareo, ma anche in interventi di cardiochirurgia. Si è dimostrata in grado durante l'intervento chirurgico di ridurre l'emorragia, per l'intensa vasocostrizione e successivamente di abbreviare il decorso postoperatorio, di favorire la cicatrizzazione delle ferite, di ridurre il dolore ed altri sintomi associati (ad es. nausea, vomito, prurito).
La marcia a piedi nudi sui carboni ardenti, con temperature generalmente superiori ai 600°C, è un altro esempio d'anestesia ipnotica, indipendentemente dalle modalità con cui è stata indotta.

De Benedittis ed al. hanno dimostrato in un esperimento con dolore ischemico che soggetti altamente ipnotizzabili presentavano un aumento della tolleranza al dolore del 113% verso un incremento di tolleranza di solo il 26% in soggetti scarsamente ipnotizzabili.
L'ipnosi si è dimostrata capace di alleviare sia la componente sensoriale discriminativa dell'esperienza dolorosa, sia la componente affettiva, cioè la sofferenza ed in particolare nei soggetti altamente ipnotizzabili è stato osservato un maggior effetto sulla componente motivazionale affettiva dell'esperienza stessa.
Una scissione tra la componente sensoriale - discriminativa e quella motivazionale affettiva risulterebbe responsabile della normale attivazione d'indicatori involontari del dolore quali un aumento della frequenza cardiaca, della pressione arteriosa, della frequenza respiratoria, della sudorazione, ecc. E' stato dimostrato che l'analgesia ipnotica non dipende da sistemi neuroumorali, come quelli endorfinergici, non è influenzata dalla somministrazione di naloxone, inoltre la sua instaurazione può essere praticamente immediata, così come il suo effetto può essere immediatamente abolito con la sola verbalizzazione dell'operatore. Il sistema endorfinergico necessiterebbe di tempi dell'ordine dei minuti per instaurare la sua azione. Secondo Wall ed al. la condizione ipnotica sarebbe in grado di modulare alcuni sistemi sensoriali afferenti come la via paleospinotalamica, sopprimendo anche alcuni riflessi segmentari locali.
Olness, Waing e Ng (1980) hanno pubblicato una ricerca pilota sul livello ematico delle endorfine in quattro bambini con malattie croniche, ben addestrati all'uso dell'autoipnosi in sede clinica per il controllo del dolore. Il training era cominciato quando i soggetti avevano dai 6 agli 8 anni e al monumento della ricerca era trascorso da un minimo di 2 ad un massimo di 7 anni, durante i quali tutti i quattro bambini si erano sistematicamente esercitati nella tecnica di controllo del dolore nel corso di regolari sedute di gruppo.
L'esperimento consisteva nel sottoporre i soggetti a puntura in vena prima allo stato di veglia e poi dopo induzione di autoipnosi con suggerimento di analgesia del braccio, eseguendo la puntura solo una volta ottenuto, a detta dei soggetti, l'effetto analgesico. I risultati dell'esame radioimmunologico non hanno rilevato alcuna presenza misurabile di endorfina nel sangue, né in ipnosi né allo stato di veglia. Goldstein e Hilgard (1975) hanno affrontato il problema da un'angolatura un po' diversa, usando Naloxone, un farmaco di cui é nota l'azione inibitoria degli effetti analgesici della morfina e delle endorfine. L'ipotesi di lavoro era che se l'analgesia ipnotica fosse mediata dalle endorfine, il Naloxone dovrebbe impedirla. E' risultato comunque che la somministrazione di Naloxone non interferiva con l'analgesia ipnotica nei loro soggetti adulti.
Varni, Katz e Dash (Russo e Varni, 1982) riassumono le strategie di ricerca usate per tentar di chiarire le implicazioni fisiologiche, neurochimiche e comportamentali delle endorfine nell'uomo. fra i metodi impiegati ci sono i seguenti: somministrazione di sostanze antagoniste dei narcotici per dislocare gli oppiati dai loro recettori; somministrazione diretta di endorfine sintetiche con osservazione delle alterazioni comportamentali concomitanti; analisi diretta di varie endorfine nel sangue e in altri liquidi biologici; misurazione diretta delle endorfine prima e dopo interventi che dovrebbero influire sull'esperienza del dolore. Finora nessuna di queste strategie ha dato prove definitive quanto al fatto che la liberazione di endorfine sia influenzata dall'ipnoterapia.
E' merito dei coniugi Hilgard la dimostrazione di una correlazione diretta fra il grado d'ipnotizzabilità ed il livello d'analgesia raggiungibile ed inoltre che l'effetto analgesico dell'ipnosi non è riconducibile all'effetto placebo, alla paura o alla suggestione, ma è un effetto specifico. Il contributo degli Hilgard alla spiegazione dell'ipnoanalgesia é partito da una dimostrazione didattica del fenomeno della sordità ipnotica, che non aveva assolutamente nulla a che fare col problema del dolore. Nel corso della dimostrazione il soggetto sperimentale, cui era stata impartita la consegna di sordità ipnotica, non reagiva a forti rumori e non rispondeva alle domande dei compagni. Un altro studente, notando che ovviamente il soggetto non aveva alcun problema con l'udito, chiese se non potesse esserci una qualche parte di lui che in realtà sentiva tutto quello che veniva detto. Il docente che guidava l'esercitazione chiese allora al soggetto di alzare un dito nel caso che una parte di lui, diversa da quella ipnotizzata, sapesse quello che stava succedendo in quel momento: il soggetto sollevò il dito e subito dopo chiese al docente di spiegargli questo suo movimento involontario.
La "parte ipnotizzata" rimase all'oscuro di tutto, mentre l' "altra parte" quando aveva il sopravvento veniva evocata da un apposito segnale, toccando il braccio del soggetto - era in grado di riferire tutto per filo e per segno. Una volta svegliato, il soggetto ricevette il segnale di sblocco dell'anestesia postipnotica e a quel punto poté ricordare tutto quello che era successo (Hilgard e Hilgard, 1975).
Hilgard ipotizzò che un meccanismo simile potesse agire nel caso del controllo ipnotico del dolore e in una serie di esperimenti dimostrarono che le cose stanno proprio così. Ai soggetti capaci di analgesia ipnotica si chiedeva se una qualche "altra parte" di loro si rendesse conto di quello che stava succedendo. In circa metà dei casi, mentre la parte ipnotizzata riferiva di non avvertire alcun dolore o quasi, l'"altra parte" denunciava un dolore più intenso. Gli Hilgard descrivono questa "altra parte" come un "osservatore nascosto", avvertendo però che questa é "una metafora di qualcosa che avviene a livello intellettuale ma non é accessibile alla coscienza della persona ipnotizzata. Non significa che ci sia una sorta di personalità secondaria che vive di vita propria - una specie di homunculus annidato nelle ombre della personalità cosciente" (Hilgard e Hilgard, 1975, pp168-169).

Eventi aspecifici dell'ipnosi nel controllo del dolore

· Defocalizzazione dell'attenzione: com'è noto l'attenzione focalizzata sull'agente lesivo e sull'area corporea interessata, potenzia la percezione dolorosa, mentre la semplice distrazione ha un certo effetto nel ridurla (innalzamento della soglia del dolore).
· Riduzione dell'ansia associata: anche l'ansia amplifica la sofferenza e una sua riduzione è particolarmente vantaggiosa nel dolore acuto.
· Effetto placebo: viene così definita qualunque metodica o procedimento terapeutico che produce un effetto prescindendo o non riconducibile ai fondamenti teorici sui quali si basa la terapia in oggetto. L'effetto è estremamente variabile in rapporto a molti fattori e sembra funzionare con via endorfinergica. Secondo Evans ponendo l'efficacia antalgica di 10mg di morfina=1, abbiamo per il placebo un coefficiente=0,56, di poco superiore a quello di una dose standard di aspirina. L'effetto placebo in un set sperimentale ha dimostrato un "peso" di circa il 16%, mentre mediamente in ambito clinico è valutabile in circa il 33% e può raggiungere il 70% se esiste un'ottima sintonia medico -paziente.
· Decondizionamento
Nel dolore cronico si può assistere alla scomparsa della patologia sottostante con la persistenza del sintomo che si automantiene anche a seguito di un rinforzo ambientale (farmaci al bisogno, riposo, comprensione del patner, ecc.)
1. Somministrare i farmaci ad orario fisso: viene tolto il rinforzo positivo del farmaco
2. Il paziente è invitato a lavorare: il riposo spesso aggrava la situazione
3. Bisogna evitare che questo tipo di comunicazione regressiva (del dolore) sia vantaggiosa per il paziente.

Eventi specifici dell'ipnosi nel controllo del dolore (Conclusioni)

L'effetto dell'ipnosi nel controllo del dolore è specifico:
- Non dipende dalle endorfine
- Non dipende da modulazioni dell'asse ipotalamo-ipofisi-surrene
- Non è una analgesia da stress o ansia
- Dipende dal grado d'ipnotizzabilità del paziente
- E' compatibile con un sistema di controllo elettrico o neurotrasmettitoriale (questo giustifica la rapidità con cui l'analgesia può essere indotta o rimossa).
La diagnosi è imperativa, anche qualora abbia successo, la rimozione di un sintomo senza una corretta analisi delle cause può portare danni superiori ai benefici, sia dal punto di vista biologico come evoluzione patologica della malattia, sia dal punto di vista psicologico come perdita di un compenso intrapsichico.
"Il successo della terapia nasce dall'incontro realistico delle esigenze delle parti"
Come si sottolineerà più avanti il dolore non è una struttura granitica immodificabile, forse lo è solo il dolore acutissimo, inoltre non è una sensazione che può essere abolita, ma un costrutto che può essere manipolato, costituito da un passato, un presente, un futuro. L'inconscio rappresenta una risorsa importante e insostituibile in molte situazioni, fra cui il controllo del dolore cronico.

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lunedì, marzo 05, 2007

Dolore e ipnosi

Il dolore e l'ipnosi

Sottoponendo a risonanza magnetica funzionale (fRMN) alcuni pazienti sotto ipnosi un gruppo di ricercatori del Dipartimento di medicina dell'Università Erasmus di Rotterdam e dell' Università di Francoforte, ha identificato - come viene illustrato in un articolo sull'ultimo numero di Psychotherapy and Psychosomatics - alcuni meccanismi neurobiologici della risposta al dolore.

La depersonalizzazione è caratterizzata da persistenti e ricorrenti episodi di distacco dal proprio sé, spesso con una ridotta percezione del dolore. Alterazioni negli schemi corporei simili a quelli presenti nella sindrome da deficit nella connessione limbico-corticale sono ritenute responsabili di questo fenomeno.

Nello studio i ricercatori - diretti da Christian H. Röder e Matthias Michal - hanno utilizzato l'ipnosi per indurre uno stato di depersonalizzazione in soggeti sani ben suscettibili di ipnosi ed esaminare gli schemi neuronali della percezione durante tre differenti stati di coscienza: veglia, rilassamento ipnotico e depersonalizzazione ipnotica. Lo stimolo doloroso era costituito da una scossa elettrica al polso destro.

Lo stimolo nocicettivo ha portato all'attivazione delle ben note vie del dolore, e in particolare della corteccia somatosensoriale, dell'insula e del cervelletto. Durante lo stato di depersonalizzazione ipnotica, l'attivazione è risultata fortemente ridotta nella corteccia somatosensoriale controlaterale, nella corteccia parietale (area di Brodman), in quella parietale, nel putamen e nella parte omolaterale dell'amigdala, e così pure in tutte le aree collegate alla risposta emotiva al dolore, che veniva percepito in misura estremamente ridotta.

Durante lo stato di depersonalizzazione, sono risultate peraltro meno attive tutte le aree corticali e sottocorticali coinvolte nella propriocezione, suggerendo anche la possibilità che nel corso delle cosidette esperienze di extracorporeità siano attivi specifici meccanismi neuronali.

Secondo gli autori, la tecnica adottata permetterà uno studio più approfondito dei meccanismi biologici e psicologici che soggiaciono sia ai fenomeni di autolesionismo sia a quelli che portano a disturbi di carattere psicosomatico. (gg)

tratto da: Le Scienze

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domenica, febbraio 18, 2007

Sete e Dolore: interazione e plasticità

Si ringrazia l'amico e collega Dr. Roberto Blarasin e il suo bellissimo Blog sull'Ipnosi : Sveglio (visitatelo) per i contenuti e gli articoli dal quale abbiamo ripreso questo vecchio articolo di estremo interesse.

La sensazione di sete facilita l'insorgenza della reazione dolorosa gli stimoli esterni. Lo rivela uno studio pubblicato dalla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences.

“Questa è l’ennesima dimostrazione della plasticità dei meccanismi di espressione del dolore”, spiega Michael Farrell dell’Howard Florey Institute di Melbourne. “In questo caso particolare, una lieve perturbazione dei livelli di elettroliti, cioè ciò che fondamentalmente dà inizio alla sensazione di sete, è abbastanza per modificare intensità e modalità di espressione del dolore”.

Farrell ed il suo team hanno studiato la relazione tra sete e dolore in 10 pazienti. Ai partecipanti allo studio è stata applicata una leggera pressione ai pollici per indurre una lieve sensazione di dolore e sono state somministrate iniezioni saline per simulare la sete. Analizzando il flusso sanguigno cerebrale durante l’esperimento tramite PET (tomografia ad emissione di positroni) si è osservato che negli individui più assetati la sensazione dolorosa risultava più intensa. La sensazione di sete, invece, non risultava alterata dalla sensazione dolorosa.

La sete aveva causato l’attivazione della corteccia cingolata anteriore (area 32 di Brodmann) e dell’insula. L’aumentata risposta al dolore era associata sia all’aumento dell’attività nelle regioni corticali che sono correlate all’intesità del dolore che ad una attivazione specifica nel cingolato anteriore pregenuale e nella corteccia orbitofrontale ventrale, due regioni cerebrali che non vengono attivate dai due input (sete e dolore) singolarmente ma da entrambi (ciò suggerisce che in tali aree svolgano una funzione integrativa).

Questi studi suggeriscono che la corteccia limbica e la corteccia prefrontale giocano un ruolo nella modulazione del dolore durante l’esperienza della sete. Farrell ha avanzato l’ipotesi che ci possano essere circuiti cerebrali che permettono ad una sensazione di modulare l’altra, una strategia importante dal punto di vista evolutivo. Fame, sete, stanchezza e dolore ad esempio non si manifestano contemporaneamente, e questo ci permette di stabilire delle priorità: “La sensazione con le più immediate implicazioni per la sopravvivenza viene messa in evidenza”, spiega il ricercatore australiano.

Fonte: Farrell MJ, Egan GF, Zamarripa F et al. Unique, common, and interacting cortical correlates of thirst and pain. PNAS 2006
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martedì, gennaio 30, 2007

Ipnosi e agopuntura per alleviare il dolore da parto

New York
L'ipnosi e l'agopuntura sono due metodi promettenti per trattare e alleviare il dolore durante il travaglio e il parto, ma sono necessarie ulteriori ricerche per capire se queste due strategie, come altre terapie complementari (massaggio, rilassamento, aromaterapia, acupressione e rumore bianco) possano veramente essere d'aiuto per le partorienti.
E' quanto emerge da un nuovo studio, che ha passato in rassegna la maggior parte dei dati scientifici esistenti sulle terapie complementari e alternative per il controllo del dolore nel travaglio, ed e' stato pubblicato sulla rivista The Cochrane Library della Cochrane Collaboration, un'organizzazione che valuta le ricerche e giunge a conclusioni basate su prove riguardo alle metodologie della medicina considerando sia i contenuti che la qualita' degli studi esistenti. 'Il dolore del travaglio puo' essere intenso, e la tensione, l'ansia e la paura possono peggiorarlo', scrivono Caroline Smith della University of Adelaide, Australia, e i suoi colleghi. Molte donne vogliono partorire senza prendere farmaci e spesso si rivolgono alla medicina complementare e alternativa per avere un aiuto. La Smith e tre assistenti hanno passato al vaglio i dati di 14 studi che hanno coinvolto 1.448 donne che hanno usato diversi strumenti per gestire il dolore durante il parto. I dati dei tre test sull'agopuntura (496 donne) hanno mostrato una riduzione del 30 per cento della necessita' di farmaci contro il dolore nonche' un minore ricorso alla puntura epidurale e a farmaci come l'ossitocina, che stimola il travaglio. Anche le donne a cui era stata insegnata l'auto-ipnosi in cinque studi sull'ipnosi (729 donne) avevano molte meno probabilita' di ricorrere a farmaci contro il dolore e all'epidurale durante il travaglio. Queste donne si sono dichiarate notevolmente piu' soddisfatte del loro metodo di controllo del dolore rispetto alle donne del gruppo di controllo. Tra gli altri 'vantaggi promettenti' dell'ipnosi ci sono un accresciuto tasso di parti naturali e una diminuzione della necessita' di ricorrere all'ossitocina, fanno notare gli autori della ricerca. L'ipnosi potrebbe essere usata da sola per alleviare il dolore o in aggiunta ad altre terapie per esaltare l'effetto degli analgesici. La Smith e i suoi colleghi chiedono nuovi piu' vasti studi sull'ipnosi e l'agopuntura come sistemi per il controllo del dolore del parto. Al momento, dice il team australiano, non ci sono prove sufficienti sull'efficacia dell'acupressione, dell'aromaterapia, della terapia della musica, del massaggio, del rilassamento e del rumore bianco per il controllo del dolore del travaglio. I ricercatori concludono: 'Agopuntura e ipnosi potrebbero essere utili per il controllo del dolore durante il parto; tuttavia, il numero di donne analizzate finora negli studi e' piccolo. Poche altre terapie complementari sono state oggetto di approfonditi studi scientifici'.

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lunedì, dicembre 11, 2006

Training autogeno contro il dolore

Modulazione del dolore con Ipnosi e Training autogeno
Pensare positivo funziona davvero… non solo come filosofia di vita, ma anche come antidolorifico.
È stato pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, uno studio che mostra che l’aspettativa del dolore gioca un ruolo fondamentale nella percezione del dolore stesso o meglio che se ci si aspetta un dolore poco intenso, tale sarà il dolore effettivamente percepito.

La ricerca è stata condotta dal dottor Robert Coghill e dai ricercatori della Wake Forest University (North Carolina, USA) su 10 volontari in perfetta salute a cui è stato applicato un simulatore di calore alle gambe. Per mappare l’attività cerebrale conseguente agli stimoli si è utilizzata una risonanza magnetica funzionale. Prima dello stimolo doloroso e della registrazione delle immagini dal cervello i volontari venivano avvertiti dell’intensità del dolore che dovevano aspettarsi: forte, moderata o lieve. In realtà, però, spesso i ricercatori baravano, dicendo ai partecipanti che avrebbero provato un dolore lieve mentre in realtà li aspettava un dolore forte.

Tutti e dieci i partecipanti, in questi casi, hanno riportato un dolore minore perché si aspettavano appunto un dolore di lieve intensità. La riduzione della percezione del dolore è stata circa del 28 per cento, comparabile all’effetto di una dose di morfina. Contemporaneamente l’attività cerebrale delle aree interessate alla percezione e all’elaborazione del dolore, cioè la corteccia somatosensoriale primaria, la corteccia insulare e la corteccia cingolata anteriore, è diminuita sensibilmente.

Nonostante lo studio sia stato condotto su scala ridotta, questi risultati potrebbero spiegare l’efficacia delle terapie psicologiche nel contrastare le patologie caratterizzate da dolori cronici, e fornire gli strumenti per aiutare le persone a controllare meglio il dolore senza dover ricorrere continuamente ad analgesici accompagnati da sgradevoli effetti collaterali. “Il dolore non è solo il risultato di un segnale proveniente da una regione ferita del corpo e deve essere contrastato con qualcosa di più che con una pillola. Il cervello può efficacemente regolare il dolore ed è necessario imparare a sfruttare questo potere”, conclude Robert Coghill.

Fonte: Coghill R et al. The subjective experience of pain: where expectations become reality. PNAS 2005;102 no. 36, doi_10.1073_pnas.0408576102

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lunedì, ottobre 09, 2006

Analgesia non farmacologica

Analgesia pre/post parto

Due revisioni sistematiche hanno valutato diversi tipi di intervento: l’agopuntura, l’ipnosi, l’audio analgesia, l’aromaterapia e la musica [1].
L'analisi e l'interpretazione dei risultati risulta difficoltosa per molti di questi interventi, dato l’esiguo numero di donne reclutate negli studi.

Riportermo qui solo i dati relativi all'ipnosi terapia
1. AGOPUNTURA

Uno studio controllato randomizzato (randomized controlled trial, RCT) ha coinvolto 100 donne allocate al trattamento con agopuntura (praticata da ostetriche che avevano seguito un corso di formazione specifico) o alle cure abituali. Non sono state evidenziate differenze nell'esito principale, la soddisfazione materna, e negli esiti secondari, vale a dire durata del travaglio, ricorso alla somministrazione di ossitocina e modalità del parto. E' stata invece rilevata nel gruppo dell'agopuntura:
- riduzione del ricorso all'analgesia farmacologica (in particolare l’epidurale) NNT 3 (2-7) [1]
Un RCT [4] condotto successivamente ha confermato l’efficacia dell’intervento nel ridurre il dolore e il ricorso all’analgesia epidurale (con una conseguente riduzione della durata del parto).
L’esistenza di diverse modalità di agopuntura (tradizionale cinese, auricolare, elettro-agopuntura), comporta la necessità di una valutazione delle diverse tecniche utilizzate (punti utilizzati, durata, profondità, tipo di stimolazione).

2. IPNOSI

Una revisione sistematica [1], comprendente 3 RCT (complessivamente 189 donne) che prevedevano diverse modalità di auto ipnosi nell’ultimo trimestre di gravidanza, dimostra la efficacia dell’ipnosi nel ridurre il dolore nel corso del travaglio, rilevando: - incremento della soddisfazione materna: rischio relativo (RR) 2.33, intervallo di confidenza al 95% (IC) 1.15-4.71
- minor ricorso a analgesia farmacologica (RR 0.54, IC 0.23-1.23)
- maggior tasso di parti vaginali spontanei (RR 1.38, IC 1.10-1.74)
- minor ricorso a parto pilotato con ossitocina (RR 0.31, IC 0.18-0.52)
- assenza di segnalazione di effetti collaterali

Le dimensioni ridotte degli studi implicano che i risultati non sempre raggiungano la significatività statistica.

Una seconda revisione sistematica che prende in esame oltre a cinque RCT anche 14 studi non randomizzati, coinvolgendo complessivamente 8395 donne, ha dimostrato un minor ricorso all'analgesia farmacologica o al parto pilotato con ossitocina e un maggior numero di parti spontanei nelle donne sottoposte ad ipnosi rispetto ai controlli [15]. Una più precisa definzione del rapporto rischio/beneficio dell'ipnosi nel travaglio richiede ulteriori studi.

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mercoledì, agosto 16, 2006

La preparazione al Parto

(prima parte)

Il parto per una donna rappresenta un evento della vita ricchissima di significati socioculturali di cui l'ipnotista deve tener conto nel momento in cui opera. Il lavoro preparatorio al parto deve necessariamente essere sufficientemente articolato per consentire un alto grado di efficacia. L'approccio diretto fondato semplicemente su ingiunzioni del tipo 'Voglio che lei abbia un parto indolore' non ha in genere buone speranze di successo. Con un approccio decisamente indiretto e frazionato Erickson predisponeva un ampio piano che mobilitava un vastissimo insieme di esperienze estesiche personali e agiva sulla modificazione discreta delle aspettative sul dolore evocando nella mente della donna l'idea della dilatazione esemplificandola con comportamenti spontanei e naturali.

Può sentire o non sentire l'anello al dito o le scarpe ai piedi.
E' necessario soffrire nella peristalsi?
Aprire le dita delle mani fa male?
Come la prenderà quando aspettandosi di soffrire, non soffrirà?
(Erickson, 1988)

Nella preparazione al parto l'ipnotista deve accertarsi non solo che la donna abbia effettivamente appreso l'uso della tecnica, ma anche che condivida gli obiettivi del lavoro e si sinceri dell'applicazione di alcune precauzioni.

In ogni trattamento che abbia a che fare con il dolore, questo non può essere eliminato completamente.

Erickson (1982) riferisce di un caso in cui una donna desiderava sentire a pieno tutta l'esperienza della nascita senza essere distratta dal dolore. Voleva sentire piacevolmente le contrazioni dell'utero come se avesse inghiottito una ciliegia intera e la sentisse scivolare comodamente lungo l'esofago.

Pertanto Erickson indusse inizialmente una anestesia completa che poi trasformò nel tipo di analgesia richiesta dalla paziente. Dopo di chè addestrò la paziente a sviluppare una profonda trance postipnotica sonnambulica che si sarebbe attivata all'inizio del travaglio e che le avrebbe permesso di partecipare all'intero evento.
Ala fine del travaglio, una volta ritornata nella sua stanza, sarebbe caduta in un sonno profondo e riposante per circa due ore.

Dopo due anni, la donna tornò da Erickson in quanto aspettava il secondo bambino. In questo caso bastarono tre ore di trance profonda per ristabilire lo stesso apprendimento autoipnotico.

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mercoledì, agosto 02, 2006

Ipnosi nella terapia della psoriasi

Un articolo di:Ezio Giangreco

Secondo P. Shenefelt, Ricercatore presso la divisione di Dermatologia della University of South Florida, l'utilizzo dell' ipnosi può favorire il miglioramento di numerose malattie dermatologiche se non addirittura promuoverne le risoluzione.

Tra le malattie della pelle in questione, oltre la psoriasi, nello studio vengono citate anche: acne, alopecia, dermatite atopica, herpes ed orticaria.
L'ipnoterapia inoltre potrebbe ridurre il dolore, il prurito e gli aspetti psicosomatici legati a questo tipo di malattie.

Il meccanismo tramite il quale l'ipnosi produce un miglioramento dei sintomi e delle lesioni cutanee è compreso solo in parte; l'ipnosi sembra intervenire nella regolazione del flusso sanguigno e di altre funzioni del sistema nervoso autonomo che normalmente non sono sotto il nostro controllo conscio.
Inoltre sembra esserci un'importante implicazione del rilassamento, che accompagna l'ipnosi, nel produrre positive modificazioni nel funzionamento del sistema neuro-ormonale.

Un altro punto fondamentale è che, in Dermatologia, questo tipo di tecnica può essere usato sia per controllare abitudini scomode e ulteriormente lesive come il trattamento che per procurare al paziente un'immediata analgesia di lunga durata.
Riducendo quindi l'entità dei sintomi quali il dolore ed il prurito, l'ipnosi ridurrebbe anche il carico di ansia al quale il paziente si trova continuamente sottoposto.

Nonostante la casistica sia ancora notevolmente ristretta, lo studio mostra dei risultati positivi riguardanti l'utilizzo dell' ipnosi su pazienti psoriasici.

L'Autore ha riportato un caso di psoriasi che ha mostrato una regressione del 75% ed una totale restitutio ad integrum in un'altro caso , sempre di psoriasi , con durata della malattia di almeno 20 anni; i risultati sono stati ottenuti con l'utilizzo di due diverse tecniche ipnotiche.

Un precedente studio ( Tausk , Withmore , Psychother Psychosom 1999: 495: 1-9 ) aveva già dimostrato l'efficacia dell'ipnosi come terapia aggiuntiva nella psoriasi , anche se i miglioramenti più consistenti sono stati ottenuti solo in soggetti altamente ipnotizzabili ( secondo la Stanford Hypnotic Susceptibility Scale, Form C o SHSS-C )

L'Autore conclude asserendo che, pur non essendoci ancora dati certi per affermare che l'ipnosi possa diventare la terapia d'elezione in casi del genere, viene comunque dimostrata la sua efficacia come coadiuvante, soprattutto nei casi più resistenti e dove vi sia un significante fattore emozionale nello scatenamento della psoriasi stessa.

Affinchè l'ipnosi sia di reale beneficio, il paziente non deve essere nè psicotico, nè soggetto ad intossicazione da sostanze, ma anzi motivato, non resistente e, soprattutto, mediamente o altamente ipnotizzabile ( sempre secondo la SHSS-C ) ; questi sono, assieme all'alto costo, gli attuali svantaggi dell'ipnoterapia applicata alla Dermatologia. ( Xagena_2004 )
Shenefelt PD , Dermatol Ther 2003 ; 16 : 114-122

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lunedì, luglio 24, 2006

Ricercatori britannici: anche l'ipnosi contro il dolore


MILANO - da un articolo di:Donatella Barus

Non solo suggestione "stregonesca", ma terapia psicologica che in alcuni casi risulta efficace: l'ipnosi - secondo un gruppo di ricercatori britannici - può aiutare i malati di cancro a vivere meglio, alleviando il dolore e limitando gli effetti collaterali dei trattamenti antitumorali. L'ipnosi è un particolare stato di coscienza (o di sonno) che può essere indotto con varie tecniche (a volte anche solo con l'uso delle parole) in persone predisposte. Le tecniche ipnotiche, aggiungono gli studiosi britannici, appaiono una risorsa promettente, anche se ancora poco esplorata.

A dispetto dello scetticismo
che accompagna una pratica spesso mistificata, infatti, le applicazioni terapeutiche dell'ipnosi sono già note, per chi, ad esempio, vuole smettere di fumare, perdere peso o gestire disturbi psichici.
In occasione del recente incontro annuale della British Association for the Advancement of Science, la dottoressa Christina Liossi, psicologa dell'università del Galles, ha riferito dei risultati ottenuti contro depressione, nausea, vomito e dolore nei pazienti oncologici sottoposti ad ipnosi. "Sappiamo che l'ipnosi è in grado di agire sul sistema immunitario" - afferma la Liossi sul sito dell'American Society of Clinical Oncology, che ha anche illustrato i dati di uno studio mirato su bambini dai 6 ai 16 anni, affetti da tumore. Ai piccoli pazienti (80 in tutto) sono stati somministrati analgesici locali, e metà dei piccoli pazienti è stata inoltre sottoposta a ipnosi.

Quando è stato chiesto ai bambini di indicare l'intensità del dolore provato durante le procedure mediche, secondo una determinata scala di percezione, il gruppo che aveva sperimentato l'ipnosi ha dichiarato una sofferenza minore.

Ma anche le cosiddette tecniche di "brain imaging", o neuroimmagini, ovvero quelle che consentono di visualizzare una parte delle attività cerebrali, contribuiscono a comprendere meglio il fenomeno. E soprattutto a dimostrare che dietro gli effetti dell'ipnosi c'è ben poca magia, ma piuttosto meccanismi biologici complessi e scientificamente "misurabili".
Il professor John Gruzelier, dell'Imperial College di Londra, ha "fotografato" il cervello di persone prima e durante una seduta di ipnosi grazie alla risonanza magnetica funzionale: è emerso che sotto ipnosi, nelle persone più "sensibili", avvengono dei mutamenti significativi a livello della corteccia frontale sinistra (quell'area dell'encefalo coinvolta nei processi cognitivi più complessi e nel comportamento) e della regione chiamata "giro cingolato", connessa con la valutazione delle reazioni emotive.

Insomma, il cervello lavora in maniera differente. Ecco perché, ha spiegato Gruzelier, un soggetto ipnotizzato può compiere azioni che in stato di veglia cosciente sarebbero impensabili.

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lunedì, luglio 03, 2006

L´ipnosi nella prospettiva PNEI

di: Maria Vittoria Bossolasco

Stele ed affreschi di età remota attestano che la pratica dell’ipnosi ha accompagnato la storia dell’umanità, ricevendo nel corso dei secoli diverse denominazioni ma anche divergenti connotazioni. Nella fantasia popolare l’ipnosi è fenomeno magico ed affascinante, opera divina o diabolica, che suscita curiosità se non addirittura una sorta di timore reverenziale. Oggi non è infrequente che i media la utilizzino come fenomeno da palcoscenico o da salotto televisivo, presentato per far divertire gli spettatori, che suscita ilarità ma anche sospetto quando è praticata da individui di scarso scrupolo che soggiogano la volontà altrui attraverso l’impiego di poteri particolari di cui si dichiarano in possesso.

Queste prospettive sono lontane dalla visione scientifica dell’ipnosi, che si può far risalire al 1948, anno in cui è stata fondata negli Stati Uniti d’America la Società per l’Ipnosi Clinica e Sperimentale, mentre nel 1958 l’ipnosi è stata riconosciuta come valido metodo terapeutico.Lungi dall’essere prodotta da un fluido o dall’intervento di forze sovrannaturali, l’ipnosi è una condizione psicofisiologica particolare, una modalità di funzionamento del sistema nervoso, diversa sia dal sonno che dalla veglia, ma in ogni caso fisiologica, che ci appartiene ogni qualvolta svolgiamo in modo automatico attività ripetitive, o quando ci troviamo a seguire un’attività interiore, fantasticata o ricordata, al punto da esserne tanto assorbiti da dissociarci completamente dalla realtà circostante.

Granone, che dell’ipnosi è stato un grande studioso, l’ha definita “un particolare modo di essere dell’organismo che s’instaura ogniqualvolta intervengano speciali stimoli dissociativi, prevalentemente emozionali, eterogeni o autogeni, con possibilità di comunicazione anche a livello non verbale, con una regressione a comportamenti parafisiologici o primordiali” (1986).Si tratta di “una sindrome a sé stante, che ha dei punti di contatto e altri di differenza con altre sindromi” (Granone,1981) “ che insorge ogni volta che si suscitano, assieme ad un certo grado di dissociazione psichica e di regressione, dei fenomeni di ideoplasia, più o meno controllati, con conseguenti trasformazioni in realtà soggettiva somato-viscerale od oggettiva, con deformazioni percettive e allucinazioni di tipo ipnagogico o ipnopompico, di quanto viene intensamente immaginato” (Granone, 1986).

Nella fase induttiva il corpo assume una posizione attiva e il fenomeno ipnotico può interessare vari organi, apparati e funzioni. Il tono muscolare può andare incontro a variazioni che si manifestano con l’insorgenza di ipotonia, flaccidità, sino allo spasmo e alla contrattura, e particolarmente degni di nota sono la catalessia, rigidità muscolare non controllabile volontariamente, e la flessibilità cerea che consente ad un arto di assumere determinate posizioni che sono poi mantenute per un certo tempo senza sensazione di fatica. Sono inoltre possibili modificazioni della sensibilità di tipo qualitativo, come le parestesie e le modificazioni dei parametri epicritici, e di tipo quantitativo come l’iperalgesia, l’analgesia e l’anestesia. Anche la cenestesi viene modificata, con l’insorgenza di vere e proprie allucinazioni positive o negative, e possono comparire alterazioni dello schema corporeo, con sensazioni di estraneità dal corpo o di sdoppiamento dello stesso e dell’immagine di sé.Possono risentire dello stato ipnotico, presentando importanti modificazioni, la pressione sanguigna, il ritmo cardiaco, la temperatura cutanea, il funzionamento dell’apparato gastroenterico, respiratorio e genito-urinario.

Particolarmente interessante è l’interessamento sul piano dermatologico, con la comparsa di eritemi, vesciche, verruche, dermatiti o con la loro risoluzione.In stato di ipnosi è anche possibile, con opportune suggestioni, indurre modificazioni endocrine, neurovegetative ed immunologiche. Sotto il profilo psichico possono insorgere variazioni percettive relative ai vari organi di senso, con la comparsa di allucinazioni positive o negative, modificazioni della coscienza, della volontà, dello stato emotivo, dei processi intellettivi, della memoria.Ma al di là delle singole modificazioni che interessano questo o quell’apparato o processo, ciò che va sottolineato, in quanto caratteristica essenziale dell’ipnosi, è la realizzazione del monoideismo plastico (Braid, 1847): la mente è concentrata e dominata da una sola idea, così che l’estensione della coscienza viene ad essere limitata ma aumenta al tempo stesso l’intensità dell’attività subconscia, con la riduzione dei riferimenti temporo-spaziali e la prevalenza delle funzioni rappresentativo-emotive su quelle critico-intellettive in seguito ad attivazione dell’emisfero destro e inibizione dell’emisfero sinistro, come dimostrato dalla PET.

L’abbassamento del tono corticale e la prevalenza dei sistemi talamici consente di liberare quell’attività subcorticale di emozioni e sentimenti, abitualmente inibita dalla corteccia, e di ifar emergere dati dalla memoria a lungo termine, depositati a livello del sistema limbico- ippocampale e solitamente rimossi dall’azione della corteccia.L’ideoplasia si può realizzare con un coinvolgimento preferenziale di questo o quell’organo o apparato in rapporto alla specifica costituzione del soggetto, così che Granone parla di suggestionabilità d’organo.A seguito delle stimolazioni verbali e non verbali da parte dell’induttore, la mente è indirizzata a focalizzarsi sulle sensazioni che le provengono dal corpo, in un’esperienza tanto normale quanto insolita, in quanto si tratta di sensazioni certamente comuni, ma difficilmente percepite nelle quotidianità delle esperienze vissute: le sensazioni di pesantezza, contrazione e detensione muscolare.

Come afferma Lapenta (1986) “La parola suggerisce un’idea che suscita azione, movimenti, sensazione, ma alla parola suggerita va connessa quella particolare situazione psicologica che è data dal notevole vigore plastico delle immagini.” La parola diventa allora messaggio e stimolo per il corpo e l’ipnosi è “ una risposta psicosomatica dove corpo e mente interagiscono uno sull’altro, aiutandosi e compensandosi a vicenda, è un insieme di fenomeni neurologici, biochimici, elettrici, psicologici, sociali.” (Guantieri, 1975) o “uno squisito fenomeno psicosomatico, con le sue specifiche modalità di azione, soprattutto quando si tratta di quello autoindotto da monoideismi plastici intensamente vissuti, capaci di mettere in moto meccanismi biochimici, ormonali, peptidici, enzimatici, a loro propri.” (Granone, 1987). Questa duplice efficacia, sul versante psichico ma anche su quello somatico, lascia presumere la sua influenza, in parte dimostrata, sul circuito di integrazione PNEI.

E’ infatti ipotizzabile, e per alcuni aspetti confermato sperimentalmente, che gli stessi canali funzionanti nel rapporto psicosomatico dello stress, possano, in determinati soggetti, essere utilizzati per ottenere benefiche modificazioni sulla mente e sul corpo.Alcuni Autori sostengono che l’ipnosi abbia un effetto terapeutico di per sé stessa, forse attraverso un riequilibrio neurovegetativo propizio al libero svolgimento dei poteri naturali dell’organismo. Nei soggetti in ipnosi è stato infatti dimostrato un aumento delle beta-endorfine e delle catecolamine nel sangue, fenomeno che può essere correlato all’analgesia ipnotica.È anche verosimile che gli individui possano ottenere concreto vantaggio dall’azione diretta sui circuiti mesolimbico-ipotalamici, a cui sono correlate talune risposte immunitarie implicate nella patologia psicosomatica.

E’ possibile suscitare in ipnosi immagini particolari tali da creare monoideismi suggestivi, eteroindotti ed autoindotti, fortemente plastici e influenzanti le condizioni organiche: è possibile infatti che una specifica immagine mentale sia curativa o nociva per il corpo” (Granone, 1986). In realtà, è noto fin dagli anni ’60 che immagini ed emozioni possono far aumentare o diminuire il numero di globuli bianchi, la qualità e quantità di ormoni adrenergici, enzimi, elettroliti, e neurotrasmettitori, fenomeno che si è definito con il termine di immunizzazione suggestiva.Molti studi hanno dimostrato che in trance ipnotica particolari e mirate suggestioni possono mobilizzare proprio le cellule immunitarie, gruppo cellulare di pronto intervento per sradicare infezioni o degenerazioni patologiche, e che è possibile produrre neuropeptidi ed attribuire loro funzioni specifiche utili sotto l’aspetto terapeutico.La stretta correlazione fra la particolare recettività della psiche in tale stato di coscienza ed i sistemi psiconeuroimmunologici è messa in evidenza anche dall’osservazione che la prognosi evolutiva post-operatoria dei pazienti risente di quanto essi hanno “sentito” sotto anestesia, pur mantenendo la capacità di ripetere solamente in ipnosi (Torta et al., 1987)

Il campo di indagine resta fecondo, e l’ipnosi, per la sua posizione privilegiata al confine tra i fenomeni psichici e quelli somatici, può aprire ulteriori ed interessanti prospettive di ricerca nel settore della psiconeuroendocrinoimmunologia.

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domenica, marzo 19, 2006

Cosa succede durante l'Ipnosi? Parte II

Secondo lo schema classico di Erickson e Rossi il procedimento ipnotico passerebbe attraverso queste fasi:

1. Fissazione dell'attenzione.
tramite qualsiasi cosa che attragga e mantenga l'attenzione del soggetto.

2. Depotenziamento degli abituali schemi di riferimento e sistemi di credenze
tramite distrazione, schock, sorpresa, dubbio, paradossi, confusione, destrutturazione...

3. Ricerca inconscia.
tramite implicazioni, domande, linguaggio analogico, metafore, racconti, aneddoti...

4. Processo inconscio.
tramite la creazione di nuove associazioni

5. Risposta ipnotica.
tramite l'espressione di potenzialità comportamentali e cognitive che vengono sperimentate come se avvenissero da sé

Tra i fenomeni che si possono produrre spontaneamente o indurre ci sono:

* Regressione o avanzamento di età

* Amnesia

* Analgesia

* Anestesi

* Comportamento automatico

* Dissociazione

* Catalessi

* Allucinazione

* Ipermnesia

* Identificazione

* Risposte Ideomotorie

* Risposte Ideosensorie

* Suggestione post-ipnotica

* Distorsione del tempo

Secondo Erickson questi fenomeni sono indipendenti dalla profondità della trance mentre nell'ipnosi classica si usa suddividere la trance in diversi stati a ognuno dei quali vengono associate determinate fenomenologie:
1. Stati ipnoidi caratterizzati da chiusura delle palpebre, rilassamento, pesantezza, calore, leggera sonnolenza
2. Trance leggera retroversione oculare, catalessi oculare, catalessi degli arti
3. Trance media amnesia parziale, anestesia o accresciuta consapevolezza a livello sensoriale, suggestioni post-ipnotiche
4. Trance profonda amnesia e anestesia completa, sonnambulismo, allucinazioni positive e negative.

La natura dell'ipnosi
Molti pensano che l'ipnosi sia pericolosa perché fa perdere il contatto con la realtà.
A questo proposito potrebbe essere interessante chiedersi se "c'è qualcuno che vive nel mondo reale?" Non avete mai visto come le persone vivano in una loro trance? Come continuino ad esperire fenomeni ideodinamici? Come proiettino contenuti interni sul mondo esterno? Come immaginano e rappresentano nello spazio le loro esperienze interne? Come siano schiave di monoideismi (vedi disturbi ossessivo/compulsivi)? e le suggestioni post-ipnotiche come le profezie che si autodeterminano e gli schemi stimolo risposta delle fobie? E quante volte siamo regrediti davanti a qualche figura autoritaria? e come abbiamo osannato quel particolare leader politico o quel particolare cantante?
L'ipnosi ci consente di superare un pregiudizio piuttosto radicato*, ci consente di studiare il modo in cui il "mondo reale" viene costruito tramite i nostri processi neurofisiologici mentali e sociali. Tramite l'ipnosi possiamo utilizzare coscientemente tali "regole" per definire una nuova realtà condivisa in cui superare le limitazioni apprese.
*Il pregiudizio a cui stavo facendo riferimento consiste nella convinzione che tutti noi viviamo in un medesimo stato di coscienza e quindi nell'identica realtà. A questo pregiudizio si affianca la finitezza, determinata una volta per tutte, degli stati di coscienza.

Piero Priorini (Attività estreme e stati alterati di coscienza) seguendo le orme di Tart definisce la trance ipnotica come quel particolare stato di coscienza caratterizzato dalla dissociazione psichica dell'Io e in particolare da fenomeni di ideoplasia auto o eteroindotta. Si distingue quindi da tutti gli altri stati di coscienza alterati (per esempio l'innamoramento, la tensione mistica, l'ebrezza, le peak experiences, la possessione, il sonno, il sogno, lo svenimento, etc...)
L'ipnosi consente di evocare nel soggetto un'ampia gamma di risposte psicofisiche. Funziona un po' come un'amplificatore.
Come abbiamo visto, tra le fenomenologie possibili ci sono la completa immobilità catalettica oppure il rilassamento profondo, l'ipersensibilità oppure l'anestesia, l'ipermnesia oppure l'amnesia, etc...

In effetti se si analizza una induzione si può verificare come questa eliciti una vastissima gamma di risposte neurofisiologiche:
"Ora semplicemente ti chiederò di guardare fissamente un punto proprio lì di fronte a te, e mentre guardi quel punto le tue palpebre cominciano a farsi più pesanti e si vogliono chiudere, e quando si chiudono completamente tu puoi rilassare le gambre e le braccia sentendoti come cullato molto gentilmente.... e non so se ti sta già rendendo conto di quanto puoi sentirti felice e in pace con te stesso in questo particolare stato, perché mentre assapori ogni particolare sensazione prendendoti tutto il tempo necessario tu cominci a immaginarti di galleggiare su una barca.. su un fiume molto calmo... così come la tua mente è distesa... e puoi sentire la tua mano galleggiare mollemente, completamente abbandonata, come lo è il tuo corpo, nell'acqua piacevolmente calda... sai cosa intendo dire, non è vero? e mentre sei in questa situazione possiamo sentire delle anatre in lontananza... ma è così piacevole lasciarsi trasportare dal suono che quasi non te ne curi perché è come se stessi per addormentarti.. anche se sai che la mia voce sarà con te mentre ti accompagna in una trance sempre più profonda e così cominci a sentire il calore del sole sul tuo stomaco e la fresca brezza sulla tua fronte... e ti lasci andare a tutto ciò, perché non c'è bisogno di fare, non c'è bisogno di sapere, neanche bisogno di ascoltare... perché le tue orecchie udranno e capiranno proprio tutto ciò che è necessario. E ora puoi assaporare il benessere di una trance sempre più profonda, e voglio che ne asssapori ogni istante perché tu puoi avere un mucchio di piacere nel divenire consapevole di tutte le comodità che puoi avere in te stesso... "

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venerdì, marzo 17, 2006

La realtà scientifica dell'ipnoanalgesia

La realtà scientifica dell'ipnoanalgesia da un articolo di: Alberto Torelli

L'analgesia ipnotica è una realtà scientifica, dimostrata in laboratorio con esperimenti controllati, su volontari sofferenti soltanto a livello sperimentale (quindi poco motivati, a tutto svantaggio dell'ipnosi), e con una performance giudicata da uno staff tecnicamente scettico. Grazie a tutte queste condizioni sfavorevoli, i risultati sono da considerarsi veramente inequivocabili.

L'ipnosi è sopravvissuta nel tempo per la sua utilità nel ridurre il dolore in chirurgia. Gli esperti di ipnosi si sono inventati 3 tipi di tecniche: SUGGESTIONE DIRETTA della diminuzione di dolore, ALTERAZIONE dell'esperienza dolorosa, e REDIREZIONE dell'attenzione lontano dalla fonte di dolore. Esercitando l'immaginazione si può ridurre il dolore. L'immagine concreta è un supporto per aiutare il paziente a controllare il dolore, cioè si stimola l'immaginazione a fini pratici. A quel punto il paziente può accettare o rifiutare. Questo non è un placebo, ma è molto di più.

Certi sostengono che il soggetto riferisca una diminuzione di dolore per compiacere all'ipnotista, ma l'uso sperimentale di soggetti simulatori non ipnotizzabili ha dimostrato che non è così: non può trattarsi di compiacenza. In altre parole, c'è una percezione realmente minore del dolore. Le prove di laboratorio dicono ben chiaro che l'ipnosi non riduce solo il suffering ma anche la sensory pain, cioè entrambe le componenti del dolore. Gli esperimenti dimostrano che per i soggetti poco ipnotizzabili l'analgesia ipnotica agisce al pari del placebo, mentre in quelli molto ipnotizzabili la riduzione del dolore tramite ipnoanalgesia è di gran lunga superiore a quella da placebo.

Pertanto l'ipnosi non può essere un placebo. Anche se non è noto un buon indice fisiologico di dolore, il battito cardiaco e la pressione ematica salgono quando uno sente male. Con l'analgesia ipnotica i segnalatori volontari (le smorfie, i gemiti,..) si riducono molto di più di quelli involontari (polso e pressione, che restano praticamente invariati), per cui in base a questi ultimi il calo di dolore sarebbe illusorio.

Ma come si può confutare quello che il soggetto riferisce di esperire, e cioè un calo del dolore? Si tratta di un paradosso. L'analgesia ipnotica chiaramente funziona, ma i parametri fisiologici associati al dolore rimangono praticamente invariati. Per ora si può dire che i segnali volontari scompaiono, indicando un buon comfort e relax ipnotico, mentre quelli involontari persistono forse perché si tratta di alterazioni cardiovascolari per nulla preoccupanti. Infine c'è un altro punto importante: ridurre l'ansia non significa ridurre la percezione del dolore. Il tranquillante non è un analgesico.

Il diazepam (valium), l'acido acetilsalicilico (aspirina) e il placebo funzionano sul dolore come segue: il tempo di tolleranza viene massimizzato dal valium (perché l'ansia cala anche se lo stimolo doloroso cresce), ma con l'ipnosi non c'è correlazione tra ansia e dolore percepito, per cui l'ipnosi va considerata più come un analgesico che come un tranquillante. L'analgesia ipnotica non è correlata alla riduzione dell'ansia, cioè non può essere dovuta al relax, e infatti il dolore può venire ridotto in trance anche mentre l'ansia sale (l'anticipazione del fenomeno analgesico ipnotico è una forma di eccitazione nervosa che si oppone alla calma). Insomma, con l'analgesia ipnotica l'effetto è analgesico, anche se l'ipnosi può essere usata come sedativo per mitigare l'ansia, che è ben distinta dall'analgesia nell'ambito dell'esperienza totale del dolore. In oncologia, ostetricia, chirurgia, e odontoiatria, il dolore ha ben poco di psichico, e sul dolore fisico l'ipnosi dimostra la sua validità di analgesico come metodo di controllo del dolore (fonte: Hilgard & Hilgard, 1984). Naturalmente, anche la medicina di base può sfruttare molto l'ipnosi, ad esempio per emicranie, mal di testa, dolori articolari, dolori neuromuscolari, dolori mestruali, ed altro.

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