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venerdì, ottobre 27, 2006

Alopecia areata e ipnosi

L’ipnoterapia sembra migliorare l’outcome clinico nei pazienti con alopecia areata

Esistono solo dati limitati sul ruolo della psicoterapia nell’alopecia areata.

Ricercatori della Free University di Brussels ( Belgio ) hanno documentato l’influenza dell’ipnoterapia sul benessere psicologico e sull’outcome clinico nell’alopecia areata.

L’ipnosi è stata impiegata in 28 pazienti con estesa alopecia areata, refrattaria ai tradizionali trattamenti.

Ventun pazienti, di cui 9 con alopecia totale o alopecia universale e 12 con alopecia areata estesa, sono stati arruolati durante un periodo di 5 anni.

Dopo trattamento, tutti i pazienti avevano un punteggio di ansia e di depressione significativamente più basso.

In 12 pazienti, dopo 3-8 sessioni di ipnoterapia, è stata osservata una ricrescita dei capelli del 75-100%, con una crescita totale in 9 di questi pazienti, tra cui 4 pazienti con alopecia universale e 2 con ofiasi.

In 5 pazienti si è avuta recidiva.

Lo studio presenta dei limiti, tra cui il ridotto campione studiato.
Tuttavia l’ipnoterapia sembra migliorare gli outcome clinici ed il benessere psicologico nei pazienti con alopecia areata. ( Xagena )

Fonte: J Am Acad Dermatol

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venerdì, ottobre 20, 2006

Tosse nervosa

Guarire con l'ipnosi

A cura de Il Pensiero Scientifico Editore
24/03/2004

L’ipnosi può essere una terapia efficace e priva di rischi per la tosse senza base organica; lo mostra uno studio effettuato negli Stati Uniti, del quale si parla sul Journal of Pediatric.

La tosse può anche essere originata da semplice abitudine. Si tratta di un vero e proprio “tic”, che colpisce bambini e adolescenti e inizia in seguito a una banale infezione delle vie respiratorie. Cessata la malattia però la tosse continua anche senza avere basi organiche, e il continuo tossire di per sé provoca uno stato di costante irritazione delle mucose che induce a tossire di nuovo. Il disturbo si esacerba spesso durante le ore di scuola e le competizioni sportive, mentre tende ad attenuarsi se il bambino viene distratto e scompare durante il sonno.

In questo studio, i ricercatori hanno selezionato 51 bambini e adolescenti che soffrivano di questo disturbo da un periodo variabile fra le due settimane e i 7 anni. I ragazzi sono stati istruiti ad utilizzare l’autoipnosi per ignorare la sensazione che innescava la tosse, con tecniche immaginative come respirare un’aria gradevole e colorata, visualizzare nel proprio corpo un interruttore che “spegne” la tosse, e simili. La tecnica ha avuto successo nel 90 per cento dei casi, e nel 78 per cento già dalla seduta di apprendimento del metodo. È interessante sapere che i ragazzi hanno poi applicato l’autoipnosi anche in altre circostanze impegnative della loro vita quotidiana, come a scuola e nello sport.

Gli autori raccomandano l’uso delle tecniche di autoipnosi come un modo sicuro ed efficace di rompere il circolo vizioso dell’abitudine di tossire, problema che spesso, non essendo pienamente compreso o curato, porta ad assenze ripetute da scuola e a diagnosi errate.

Bibliografia. Anbar RD, Hall HR. Childhood habit cough treated with self-hypnosis. J Pediatr 2004;144(2):213-17.


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lunedì, ottobre 09, 2006

Analgesia non farmacologica

Analgesia pre/post parto

Due revisioni sistematiche hanno valutato diversi tipi di intervento: l’agopuntura, l’ipnosi, l’audio analgesia, l’aromaterapia e la musica [1].
L'analisi e l'interpretazione dei risultati risulta difficoltosa per molti di questi interventi, dato l’esiguo numero di donne reclutate negli studi.

Riportermo qui solo i dati relativi all'ipnosi terapia
1. AGOPUNTURA

Uno studio controllato randomizzato (randomized controlled trial, RCT) ha coinvolto 100 donne allocate al trattamento con agopuntura (praticata da ostetriche che avevano seguito un corso di formazione specifico) o alle cure abituali. Non sono state evidenziate differenze nell'esito principale, la soddisfazione materna, e negli esiti secondari, vale a dire durata del travaglio, ricorso alla somministrazione di ossitocina e modalità del parto. E' stata invece rilevata nel gruppo dell'agopuntura:
- riduzione del ricorso all'analgesia farmacologica (in particolare l’epidurale) NNT 3 (2-7) [1]
Un RCT [4] condotto successivamente ha confermato l’efficacia dell’intervento nel ridurre il dolore e il ricorso all’analgesia epidurale (con una conseguente riduzione della durata del parto).
L’esistenza di diverse modalità di agopuntura (tradizionale cinese, auricolare, elettro-agopuntura), comporta la necessità di una valutazione delle diverse tecniche utilizzate (punti utilizzati, durata, profondità, tipo di stimolazione).

2. IPNOSI

Una revisione sistematica [1], comprendente 3 RCT (complessivamente 189 donne) che prevedevano diverse modalità di auto ipnosi nell’ultimo trimestre di gravidanza, dimostra la efficacia dell’ipnosi nel ridurre il dolore nel corso del travaglio, rilevando: - incremento della soddisfazione materna: rischio relativo (RR) 2.33, intervallo di confidenza al 95% (IC) 1.15-4.71
- minor ricorso a analgesia farmacologica (RR 0.54, IC 0.23-1.23)
- maggior tasso di parti vaginali spontanei (RR 1.38, IC 1.10-1.74)
- minor ricorso a parto pilotato con ossitocina (RR 0.31, IC 0.18-0.52)
- assenza di segnalazione di effetti collaterali

Le dimensioni ridotte degli studi implicano che i risultati non sempre raggiungano la significatività statistica.

Una seconda revisione sistematica che prende in esame oltre a cinque RCT anche 14 studi non randomizzati, coinvolgendo complessivamente 8395 donne, ha dimostrato un minor ricorso all'analgesia farmacologica o al parto pilotato con ossitocina e un maggior numero di parti spontanei nelle donne sottoposte ad ipnosi rispetto ai controlli [15]. Una più precisa definzione del rapporto rischio/beneficio dell'ipnosi nel travaglio richiede ulteriori studi.

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Osservati gli effetti dell'ipnosi

L'ipnosi un trucco?
Tutt'altro, e' una tecnica che influenza
l'attivita' del cervello disturbando centri superiori che controllano
funzioni esecutive di alto livello. L'ha scoperto John Gruzelier,
presso l'Imperial College di Londra, usando la risonanza magnetica
funzionale per immagini (fRMI) per scrutare il cervello sotto effetto
di ipnosi.
Queste evidenze spiegano perche' sotto ipnosi le persone fanno cose che
non farebbero mai spontaneamente, ha spiegato lo psicologo nell'ambito
del festival organizzato in Gran Bretagna, a Exter, dall'Associazione
britannica per il progresso delle scienze. Lo studioso ha osservato che
il cervello funziona diversamente, avvalorando cosi' la tesi che
sostiene l'utilita' dell'ipnosi in campo clinico, per esempio nella
lotta al dolore.
Il gruppo britannico e' arrivato alla scoperta studiando un gruppo di
24 volontari 12 dei quali molto e 12 poco suscettibili all'ipnosi.
Quindi gli psicologi hanno sottoposto le persone a un test cognitivo in
condizioni normali e sotto ipnosi. Mentre i volontari svolgevano il
test, gli psicologici osservavano l'attivita' del loro cervello con la
fRMI, tecnica in grado di rilevare sia le aree cerebrali in attivita',
sia l'intensita' del loro lavoro in tempo reale.
I ricercatori hanno osservato cosi' che, senza l'ipnosi, tutti i
volontari risolvevano l'esercizio e il loro cervello non mostrava
discrepanze di attivita' durante lo svolgimento della prova. Durante
l'ipnosi, invece, le persone piu' suscettibili mostravano un'intensa
attivita' nella regione del cervello chiamata 'giro cingolato
anteriore' e nel lato sinistro della corteccia prefrontale,
rispettivamente implicate nella risposta agli errori e stimoli emotivi
e nell'elaborazione di funzioni cognitive complesse. Le persone poco
suscettibili all'ipnosi, invece, non mostravano differenze
significative nell'attivita' cerebrale in questa seconda fase
dell'esperimento.
Secondo Gruzelier e' quindi evidente che sotto ipnosi il cervello ha
bisogno di sforzarsi di piu' per risolvere lo stesso compito, indicando
appunto che qualcosa di diverso avviene al suo interno. Si tratta della
prima evidenza cosi' forte e diretta dell'azione dell'ipnosi sul
cervello, ha concluso lo studioso, e sara' da stimolo per ulteriori
studi sulla possibilita' di utilizzare l'ipnosi in campo clinico.

         
         


Fonte: Ansa (13/09/2004)

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