Psicolife - psicologia e psicoterapia a Firenze

domenica, luglio 30, 2006

Ipnosi e conflitto cognitivo

Secondo alcuni ricercatori della Columbia University e del New York State Psychiatric Institute, la suggestione ipnotica può regolare l’attività delle regioni cerebrali che gestiscono i conflitti cognitivi, ovvero il modo in cui il cervello elabora risposte in competizione fra loro.

Un classico esempio di conflitto cognitivo è dato dalla difficoltà di nominare il colore dell’inchiostro di lettere che formano il nome di un colore incongruente: per esempio, quando la parola “rosso” è scritta con inchiostro verde. In passato, Amir Raz e colleghi avevano dimostrato che la suggestione ipnotica riduce il conflitto cognitivo negli individui maggiormente suscettibili all’ipnosi.

Per determinare quali regioni del cervello fossero responsabili di questa riduzione di conflitto, Raz e colleghi hanno ora studiato le immagini dell’attività cerebrale esibita dai partecipanti durante gli esercizi. Usando una suggestione post-ipnotica, i ricercatori hanno istruito alcuni individui a interpretare i nomi dei colori come se fossero parole senza senso, consentendo presumibilmente ai partecipanti di concentrarsi sul colore dell’inchiostro senza essere distratti dal significato della parola. In questo modo, gli individui più facilmente ipnotizzabili hanno esibito una maggior precisione e tempi di reazione più rapidi rispetto agli individui meno predisposti all’ipnosi.

Le tecniche di brain imaging hanno mostrato che la suggestione ipnotica alterava generalmente l’elaborazione visiva, che a sua volta agisce sull’attività cerebrale legata alla risoluzione dei conflitti. Questi risultati potrebbero far luce su come la suggestione ipnotica influenza l’attività del cervello durante la terapia.

Amir Raz, Jin Fan, Michael I. Posner, “Hypnotic suggestion reduces conflict in the human brain”. Proceedings of the National Academy of Sciences (2005).

Articolo tratto da http://www.lescienze.it/
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giovedì, luglio 27, 2006

L'ipnosi arriva sul lettino del ginecologo

A cura de Il Pensiero Scientifico Editore03/03/2004

Tra le numerose curiosità dell’XI appuntamento della International Society of Gynecological Endocrinology a Firenze, segnaliamo un interessante lavoro che affronta il tema dell’uso dell’ipnosi nella pratica ginecologica.

L’ipnosi è una delle peculiari forme della psicoterapia e si basa sul raggiungimento di un particolare stato psicologico di coscienza realizzato attraverso l’interazione con il terapeuta.

Una condizione caratterizzata dalla realizzazione di stati definiti come monodeismi plastici. La mente è focalizzata su un’unica idea e questo permette di attivare la plasticità cerebrale e di indurre su una base biochimica, modificazioni biologiche sia viscerali sia somatiche. Si tratta di processo che può interessare diversi sistemi anatomici: nervoso, endocrino, muscolare ed immunitario. La pratica dell’ipnosi, agendo sul sistema percettivo-emozionale, può contribuire con successo al controllo degli effetti somatici dello stress.

Paolo Vercelli, autore della ricerca, specialista in Ginecologia ed Ostetricia e docente presso il Centro Italiano di Ipnosi Clinica e Sperimentale di Torino, ci spiega le motivazioni che hanno portato le tecniche dell’ipnosi all’interno della pratica ginecologica: “Attraverso la psico-neuro endocrino-immunologia la psiche attiva la plasticità cerebrale, aumentando sia il numero di connessioni sinaptiche sia la quantità di neuroni”. Vista in quest’ottica, l’ipnosi può diventare uno degli strumenti della pratica ginecologica, attraverso il quale poter sbloccare alcuni dei meccanismi che sono alla base dei disturbi dell’apparato riproduttivo femminile.

Quali le applicazioni specifiche in campo ginecologico, quindi? L’uso dell’ipnosi ha mostrato i suoi effetti prevalentemente nel trattamento dei disturbi mestruali, per il problema dell’ovaio policistico, e la cura della dismenorrea, il vaginismo e l’esaurimento ovarico precoce. Non mancano risultati positivi per i disturbi legati alla menopausa o le applicazioni nel contesto dell’ostetricia, quando il blocco viene dalla paura nei confronti dell’evento parto. “Si tratta”, continua Vercelli, “di un mezzo fondamentale che potrebbe permettere alle pazienti di trovare in loro stesse gli strumenti fisiologici che permettano di realizzare quell’armonia mente-corpo necessaria per ripristinare situazioni di benessere e di salute”.

Per informazioni: International Society of Gynecological Endocrinology
Un articolo di :simona lambertini
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lunedì, luglio 24, 2006

Ricercatori britannici: anche l'ipnosi contro il dolore


MILANO - da un articolo di:Donatella Barus

Non solo suggestione "stregonesca", ma terapia psicologica che in alcuni casi risulta efficace: l'ipnosi - secondo un gruppo di ricercatori britannici - può aiutare i malati di cancro a vivere meglio, alleviando il dolore e limitando gli effetti collaterali dei trattamenti antitumorali. L'ipnosi è un particolare stato di coscienza (o di sonno) che può essere indotto con varie tecniche (a volte anche solo con l'uso delle parole) in persone predisposte. Le tecniche ipnotiche, aggiungono gli studiosi britannici, appaiono una risorsa promettente, anche se ancora poco esplorata.

A dispetto dello scetticismo
che accompagna una pratica spesso mistificata, infatti, le applicazioni terapeutiche dell'ipnosi sono già note, per chi, ad esempio, vuole smettere di fumare, perdere peso o gestire disturbi psichici.
In occasione del recente incontro annuale della British Association for the Advancement of Science, la dottoressa Christina Liossi, psicologa dell'università del Galles, ha riferito dei risultati ottenuti contro depressione, nausea, vomito e dolore nei pazienti oncologici sottoposti ad ipnosi. "Sappiamo che l'ipnosi è in grado di agire sul sistema immunitario" - afferma la Liossi sul sito dell'American Society of Clinical Oncology, che ha anche illustrato i dati di uno studio mirato su bambini dai 6 ai 16 anni, affetti da tumore. Ai piccoli pazienti (80 in tutto) sono stati somministrati analgesici locali, e metà dei piccoli pazienti è stata inoltre sottoposta a ipnosi.

Quando è stato chiesto ai bambini di indicare l'intensità del dolore provato durante le procedure mediche, secondo una determinata scala di percezione, il gruppo che aveva sperimentato l'ipnosi ha dichiarato una sofferenza minore.

Ma anche le cosiddette tecniche di "brain imaging", o neuroimmagini, ovvero quelle che consentono di visualizzare una parte delle attività cerebrali, contribuiscono a comprendere meglio il fenomeno. E soprattutto a dimostrare che dietro gli effetti dell'ipnosi c'è ben poca magia, ma piuttosto meccanismi biologici complessi e scientificamente "misurabili".
Il professor John Gruzelier, dell'Imperial College di Londra, ha "fotografato" il cervello di persone prima e durante una seduta di ipnosi grazie alla risonanza magnetica funzionale: è emerso che sotto ipnosi, nelle persone più "sensibili", avvengono dei mutamenti significativi a livello della corteccia frontale sinistra (quell'area dell'encefalo coinvolta nei processi cognitivi più complessi e nel comportamento) e della regione chiamata "giro cingolato", connessa con la valutazione delle reazioni emotive.

Insomma, il cervello lavora in maniera differente. Ecco perché, ha spiegato Gruzelier, un soggetto ipnotizzato può compiere azioni che in stato di veglia cosciente sarebbero impensabili.

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mercoledì, luglio 19, 2006

A dieta (e senza ansia) con l'ipnosi

Da un articolo di : Adriana Bazzi

Fu una falsa partenza,
nel diciottesimo secolo, quando il medico tedesco Franz Mesmer, fra luci soffuse e musiche suadenti, curava pazienti con il suo «fluido magnetico». Poi l'ipnosi venne rispolverata nel 1842, con il nome attuale, dall'oftalmologo inglese James Braid e usata successivamente da Sigmund Freud per curare Anna O. e qualche altro paziente isterico. Negli anni Cinquanta comincia a essere sfruttata in medicina, un po' empiricamente, per combattere il dolore (e successivamente altri disturbi come ansia e depressione, colon irritabile e persino obesità). Ora sta entrando nel mondo delle neuroscienze: quest'ultimo esperimento fotografa le alterazioni del cervello e dunque indica la strada per la cura di alcune malattie. Da qualche tempo la pratica dell'ipnosi è estesa. E viene utilizzata anche per far dimagrire o per diminuire lo stress, per smettere di fumare, per correggere disfunzioni sessuali. E' una sorta di amplificatore della volontà. Aiuta a mettere in pratica desideri che sembrano irrealizzabili: anche adattarsi a un nuovo ambiente di lavoro. In cinque o sei sedute si avvia un processo di autoguarigione. L'ipnosi medica, lontana da quanto si vede in certi spettacoli in tv, sta diventando sempre più un successo, nelle forme che riguardano sia i malesseri minori che la vita quotidiana. Tanto da aver indotto gli scienziati a cercare di capire il funzionamento del cervello sotto ipnosi.

Così l'équipe di Michael Posner, professore di neuroscienze all'Università americana dell'Oregon, ha analizzato persone ipnotizzate usando un test e fotografando l'attività cerebrale con le tecniche di imaging, come Tac o risonanza magnetica. E ha scoperto che gli individui più facilmente ipnotizzabili perdono la capacità di prendere semplici decisioni e dimenticano quell'insieme di esperienze che, nella vita di tutti i giorni, ci permettono di verificare le informazioni che riceviamo. Non tutti reagiscono alla stessa maniera di fronte a un ipnotizzatore: dal 10 al 15 per cento degli adulti sono altamente ipnotizzabili, mentre un adulto su 5 è «resistente»; il resto sta a metà.

I ricercatori hanno sottoposto 16 volontari, metà altamente ipnotizzabili e metà resistenti, al test di Stroop. Mostra una parola che indica un colore, per esempio VERDE, scritta in quattro diversi colori: rosso, blu, grigio e giallo. La persona deve subito dire il colore con cui è scritta la parola: in genere si ha bisogno di qualche frazione di secondo prima di indicare il colore. È l'effetto Stroop che dimostra come esiste il controllo dell'esperienza su quello che noi percepiamo.

Nei pazienti sensibili sottoposti a ipnosi l'effetto Stroop non si verifica. Ecco come è stato dimostrato. Nella prima fase dell'esperimento i volontari sono stati messi di fronte a uno schermo dove compariva una parola senza senso, ma colorata, e sono state sollecitate dall'ipnotizzatore a identificare il colore. Quando in un test successivo veniva mostrata la parola vera, per esempio VERDE, ma colorata con diversi colori, i soggetti sensibili, suggestionati dal primo esperimento, individuavano subito il colore. Quelli resistenti rispondevano più lentamente. E anche le immagini del cervello erano diverse nei gruppi: in quelle dei sensibili risultavano spente le aree cerebrali del riconoscimento delle parole. Come dire che l'ipnosi modifica davvero la capacità di percepire la realtà. Per questo funziona.

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Cosa è una metafora?

La metafora è una figura retorica attraverso la quale un concetto viene espresso con altri termini che ne amplificano il significato aggiungendo sfumature diverse. La metafora mette in primo piano alcuni aspetti del concetto e ne relega sullo sfondo altri, sopperisce alla carenza lessicale, rende familiari concetti astratti, crea nuove esperienze di riferimento, smuove associazioni.

Il linguaggio comune è ricco di metafore che appartengono a diversi campi quali:

· guerra (attaccare il nemico, armarsi di coraggio, sparare a salve),

· economia (vendere un'idea, risparmiare energie, esaurire le scorte),

· orientamento spaziale (sentirsi giù; lasciarsi il passato dietro le spalle; porsi al centro del mondo; sentirsi straniero in patria),

· ontologia, entità cui attribuire caratteristiche particolari, intenzioni, motivazioni, finalità (strega, leone, piovra),

· contenitore (gabbia dorata, sentirsi imprigionati, botte di ferro).


Cosa è una metafora terapeutica?

La metafora terapeutica è una storia creata appositamente per il soggetto e raccontata con un linguaggio indiretto col fine di stimolare dubbi e riflessioni e con l'intento di provocare cambiamenti evolutivi. Nella storia si inseriscono intenzionalmente messaggi per ristrutturare atteggiamenti e modificare convinzioni, per riproporzionare emozioni e atteggiamenti, per preparare o consolidare cambiamenti di ruoli sociali, per superare crisi di transizione, per rafforzare o sciogliere legami, per infondere gioia di vivere.

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domenica, luglio 16, 2006

Febbre da fieno: l’ipnosi è un aiuto

Qualche seduta di ipnosi e si può risolvere il fastidio del naso che cola e degli occhi irritati a causa dell’allergia al fieno, ovviamente senza sospendere le cure tradizionali. Lo sostiene uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Basilea e pubblicato sulla rivista Psychotherapy and Psychosomatics.

Lo studio è stato condotto per due anni ed ha coinvolto 66 volontari i quali sono stati monitorati per due intere stagioni. Nel corso del primo anno una parte dei partecipanti allo studio è stata sottoposta a sedute di ipnosi e ha anche imparato a usare l’autoipnosi per controllare le reazioni che le allergie scatenano. Sembra infatti che gli occhi arrossati o il naso che cola non siano reazioni tanto incontrollabili, ma che anzi possano essere parzialmente mitigate dall’uso di pratiche di controllo del lato inconsapevole della volontà.

Questo almeno sostengono gli autori dello studio secondo cui alla fine dei due anni di monitoraggio dei soggetti allergici, il gruppo che aveva imparato le tecniche di autoipnosi mostrava chiari segni di miglioramento rispetto al gruppo di controllo, che aveva continuato ad assumere le medicine senza però lavorare sull’inconscio.

Singolare come ricerca, ma non unica. Molti sono, infatti, i lavori che vengono pubblicati sulle riviste scientifiche a sostegno dell’utilità dell’ipnosi per una serie di malattie, in particolare quelle di natura psicosomatica.

Fonte: Langewitz W. Effect of self-hypnosis on hay Fever symptoms - a randomised controlled intervention study. Psychother Psychosom 2005;74(3):165-72.

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giovedì, luglio 13, 2006

Corpo e Metafora

Ultima parte

Interessante a questo proposito sono le metafore corporee che riguardano situazioni di stress cronico. L’espressione “stringere i denti” si traduce non solo nell’atteggiamento mentale di colui che mette in secondo piano il proprio benessere del momento attuale per il raggiungimento di un obiettivo futuro, ma si concretizza nel corpo a livello della mascella e del distretto temporo-mandibolare e dei muscoli della masticazione che si irrigidiscono in maniera spasmodica in contratture cronicizzate. E’ molto frequente la tendenza ad accumulare nella zona oro-labiale tensione e stress quotidiano.

Anche in questo caso si tratta soprattutto di rabbia che, per venire repressa, deve tramutarsi in contrazione muscolare, con l’obiettivo di posticiparne l’espressione che in quel momento sarebbe disfunzionale e controproducente per la persona. Quando questa emozione viene repressa in maniera continua e non trova alcuna possibilità di manifestarsi, allora la tensione diviene cronica e si struttura nella personalità: ecco il blocco psico-corporeo.
Durante la terapia individuale o la partecipazione ad un gruppo di Bioenergetica possiamo diventare consapevoli, attraverso il gioco psico-corporeo e l’uso delle metafore, delle nostre tensioni in questa distretto muscolare e cominciare a comprendere la complessità delle relazioni tra corpo, emozioni e linguaggio.
Ad esempio una persona che partecipa al gioco della metafora corporea “stringi i denti” sperimenta una serie di sensazioni complesse che toccano varie sfere della sua persona. Vengono portati alla consapevolezza delle costellazioni emotive relative al posporre il proprio piacere e benessere per dare la precedenza alle esigenze altrui o alle circostanze. La persona si confronta con il significato che ha per lei il senso del dovere, fino a che punto è sempre necessario “stringere i denti” e quanto in realtà ci facciamo carnefici di noi stessi creando tensione anche quando tale tensione diventa non necessaria o disfunzionale.

La tensione della mascella si evidenzia a livello corporeo, si segnala con il dolore e il dolore a sua volta segnala un’emozione spiacevole. La persona diventa consapevole di questo cerchio infinito mente-corpo-emozione e pian piano impara a sciogliere le contratture della mascella provocando una tensione volontaria a cui segue il rilassamento.
Da una semplice esperienza come questa, presentata sotto forma di gioco, è possibile esplorare notevoli livelli personali e trovare nuovi spunti per una rielaborazione dinamica e una ri-narrazione anche terapeutica della propria storia personale. Durante un gruppo di consapevolezza psico-corporea non approfondiamo gli aspetti psico-dinamici delle singole esperienze, cosa che invece avviene durante la terapia individuale. Piuttosto nel gruppo lo Psicologo contiene ed accompagna le persone a trovare il proprio senso ai vissuti. L’interpretazione è praticamente del tutto assente: è il corpo a parlare e si facilitano processi di auto-evoluzione e guarigione, accompagnando verso una comprensione maggiore delle relazioni tra aspetti apparentemente così lontani.

In questo modo la Bioenergetica, opportunamente integrata con le Arti-terapie e con l’uso consapevole del linguaggio soprattutto nella sua forma “magica” della metafora, è potenzialmente in grado di facilitare processi di crescita e consapevolezza per il miglioramento della qualità della vita, delle relazioni interpersonali e del proprio benessere e capacità di provare piacere. Scompare gradualmente il ruolo del paziente, del corpo e della mente come semplici oggetti di conoscenza, scompare la seriosità e il percorso lineare, per lasciare posto alla responsabilizzazione della persona come soggetto promotore del proprio benessere.

Lo Psicologo diviene così un accompagnatore e un ludico facilitatore di processi di cambiamento che interessano la persona nel suo indissociabile complesso mente-corpo.

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giovedì, luglio 06, 2006

Corpo e Metafora

Parte terza

La terapia psico-corporea dunque non spinge all’acting out, cioè all’espressione reale dell’aggressività, ad esempio nei confronti dei genitori. Piuttosto essa fornisce un contesto protetto in cui la persona può fare esperienza della propria rabbia ed entrare profondamente in contatto con essa, con le sue cause e sperimentare modalità metaforiche per esprimere l’aggressività. In questo caso la cornice metaforica del “come se” offerta dal setting terapeutico, consente di vivere realmente in profondità le emozioni, ma allo stesso tempo offre la possibilità di giocare, cioè di integrarle positivamente nella vita quotidiana e recuperare la piena vitalità corporea e psicologica. La metafora può essere considerata un ponte tra mondi, un regno liminare che introduce il “come se” del gioco e nella sua plasmabilità costruzionista permette profonde possibilità di cambiamento.

G. Bateson si era interessato al grande tema del gioco come spazio delle possibilità evolutive e cornice in cui sviluppare una consapevolezza meta-contestuale. L’autore evidenzia come il gioco permetta di esplorare territori che altrimenti rimarrebbero in ombra e consenta di apprendere e di “apprendere ad apprendere”, cioè riflettere sull’esperienza svolta.
L’utilizzo delle metafore corporee può essere considerata un gioco comunicativo e può venire proficuamente integrata nella terapia psico-corporea e nei gruppo di promozione della salute. Il gioco è per definizione chiuso-aperto, cioè delimitato da un frame (cornice) in cui è possibile l’apertura e la libera espressione. In esso la persona non è rigidamente incastrata in ruoli e prospettive perentoriamente definite, ma grazie alla comunicazione il gioco è suscettibile di rinegoziazione all’interno della relazione. Ecco dunque che il gioco del corpo-metafora si configura come strumento eccezionale di cambiamento, crescita e consapevolezza. La metafora si presta non solo ad interpretazioni razionali, ma in effetti essa parla direttamente anche all’inconscio, a quella parte di noi che sfugge al controllo cosciente e che fa da sfondo alla nostra vita.
Se consideriamo alcune espressioni comuni nel nostro linguaggio di tutti i giorni, ci rendiamo conto che molto spesso per comunicare i nostri sentimenti e le nostre emozioni ricorriamo a metafore corporee o che rimandano all’esperienza corporea e sensoriale.

Ad esempio quando di una persona diciamo che ha “i piedi per terra” intendiamo dire che è in contatto con la realtà, è una persona pratica che riesce a muoversi efficacemente nei contesti sociali e che soprattutto è in contatto con se stessa, le emozioni e la propria realtà corporea. In Bioenergetica essere con i piedi ben piantati per terra significa essere in “grounding”, cioè riuscire ad essere consapevoli di se stessi nel momento presente, sentirsi ben radicati nelle gambe e psicologicamente avere un Io ben strutturato e allo stesso tempo flessibile e adattabile alla vita. In effetti questa espressione metaforica designa anche un atteggiamento posturale e psico-corporeo, un modo di essere che diviene un tratto del carattere della persona.
Al contrario “avere la testa tra le nuvole” è un’espressione che si riferisce ad una persona che è impegnata cognitivamente in qualcos’altro rispetto a ciò che avviene nel presente. Magari la persona si lascia andare ai suoi sogni, ai ricordi del passato o alle aspettative del futuro.

Questo stato sognante è uno stato di scissione mente-corpo: la persona con la testa tra le nuvole non è radicata nella realtà fisica del proprio corpo e non è consapevole di ciò che le sta intorno. Infatti la persona in questione sarà facilmente soggetta a dimenticanze, incidenti e situazioni spiacevoli, si troverà ad un certo punto a chiedersi “ma come ho fatto a finire qui?”. A livello bioenergetico la persona con scarso grounding è quella che non sente le gambe e i piedi, e il cui radicamento sia psicologico che corporeo alla terra/realtà è scarso o compromesso. In questo caso la terapia individuale o l’esperienza del gruppo sono d’aiuto nel riportare la persona in contatto con se stessa e con la realtà, rafforzando l’Io e consentendo una maggiore possibilità di espressione delle proprie emozioni in maniera integrata e consona al contesto. Questo obiettivo passa attraverso una sorta di “scongelamento” dei blocchi corporei e psicologici e attraverso la presa di coscienza del proprio dolore e della propria rabbia.

Se mi “rode il fegato” dalla rabbia, probabilmente non è solo un modo di dire, come si sa da sempre in Medicina Cinese ed è attualmente riconosciuto anche nella nostra Medicina Psicosomatica. La repressione di un’emozione così importante ha certamente dei correlati a livello psicofisiologico e può predisporre a malattie come l’ulcera e la gastrite.
Le emozioni che proviamo non solo hanno una stretta relazione con il nostro benessere o malessere psicologico ma, data l’evidente e spesso dimenticata integrazione mente-corpo, esse influenzano in modo diretto anche il benessere corporeo.
Continua

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lunedì, luglio 03, 2006

L´ipnosi nella prospettiva PNEI

di: Maria Vittoria Bossolasco

Stele ed affreschi di età remota attestano che la pratica dell’ipnosi ha accompagnato la storia dell’umanità, ricevendo nel corso dei secoli diverse denominazioni ma anche divergenti connotazioni. Nella fantasia popolare l’ipnosi è fenomeno magico ed affascinante, opera divina o diabolica, che suscita curiosità se non addirittura una sorta di timore reverenziale. Oggi non è infrequente che i media la utilizzino come fenomeno da palcoscenico o da salotto televisivo, presentato per far divertire gli spettatori, che suscita ilarità ma anche sospetto quando è praticata da individui di scarso scrupolo che soggiogano la volontà altrui attraverso l’impiego di poteri particolari di cui si dichiarano in possesso.

Queste prospettive sono lontane dalla visione scientifica dell’ipnosi, che si può far risalire al 1948, anno in cui è stata fondata negli Stati Uniti d’America la Società per l’Ipnosi Clinica e Sperimentale, mentre nel 1958 l’ipnosi è stata riconosciuta come valido metodo terapeutico.Lungi dall’essere prodotta da un fluido o dall’intervento di forze sovrannaturali, l’ipnosi è una condizione psicofisiologica particolare, una modalità di funzionamento del sistema nervoso, diversa sia dal sonno che dalla veglia, ma in ogni caso fisiologica, che ci appartiene ogni qualvolta svolgiamo in modo automatico attività ripetitive, o quando ci troviamo a seguire un’attività interiore, fantasticata o ricordata, al punto da esserne tanto assorbiti da dissociarci completamente dalla realtà circostante.

Granone, che dell’ipnosi è stato un grande studioso, l’ha definita “un particolare modo di essere dell’organismo che s’instaura ogniqualvolta intervengano speciali stimoli dissociativi, prevalentemente emozionali, eterogeni o autogeni, con possibilità di comunicazione anche a livello non verbale, con una regressione a comportamenti parafisiologici o primordiali” (1986).Si tratta di “una sindrome a sé stante, che ha dei punti di contatto e altri di differenza con altre sindromi” (Granone,1981) “ che insorge ogni volta che si suscitano, assieme ad un certo grado di dissociazione psichica e di regressione, dei fenomeni di ideoplasia, più o meno controllati, con conseguenti trasformazioni in realtà soggettiva somato-viscerale od oggettiva, con deformazioni percettive e allucinazioni di tipo ipnagogico o ipnopompico, di quanto viene intensamente immaginato” (Granone, 1986).

Nella fase induttiva il corpo assume una posizione attiva e il fenomeno ipnotico può interessare vari organi, apparati e funzioni. Il tono muscolare può andare incontro a variazioni che si manifestano con l’insorgenza di ipotonia, flaccidità, sino allo spasmo e alla contrattura, e particolarmente degni di nota sono la catalessia, rigidità muscolare non controllabile volontariamente, e la flessibilità cerea che consente ad un arto di assumere determinate posizioni che sono poi mantenute per un certo tempo senza sensazione di fatica. Sono inoltre possibili modificazioni della sensibilità di tipo qualitativo, come le parestesie e le modificazioni dei parametri epicritici, e di tipo quantitativo come l’iperalgesia, l’analgesia e l’anestesia. Anche la cenestesi viene modificata, con l’insorgenza di vere e proprie allucinazioni positive o negative, e possono comparire alterazioni dello schema corporeo, con sensazioni di estraneità dal corpo o di sdoppiamento dello stesso e dell’immagine di sé.Possono risentire dello stato ipnotico, presentando importanti modificazioni, la pressione sanguigna, il ritmo cardiaco, la temperatura cutanea, il funzionamento dell’apparato gastroenterico, respiratorio e genito-urinario.

Particolarmente interessante è l’interessamento sul piano dermatologico, con la comparsa di eritemi, vesciche, verruche, dermatiti o con la loro risoluzione.In stato di ipnosi è anche possibile, con opportune suggestioni, indurre modificazioni endocrine, neurovegetative ed immunologiche. Sotto il profilo psichico possono insorgere variazioni percettive relative ai vari organi di senso, con la comparsa di allucinazioni positive o negative, modificazioni della coscienza, della volontà, dello stato emotivo, dei processi intellettivi, della memoria.Ma al di là delle singole modificazioni che interessano questo o quell’apparato o processo, ciò che va sottolineato, in quanto caratteristica essenziale dell’ipnosi, è la realizzazione del monoideismo plastico (Braid, 1847): la mente è concentrata e dominata da una sola idea, così che l’estensione della coscienza viene ad essere limitata ma aumenta al tempo stesso l’intensità dell’attività subconscia, con la riduzione dei riferimenti temporo-spaziali e la prevalenza delle funzioni rappresentativo-emotive su quelle critico-intellettive in seguito ad attivazione dell’emisfero destro e inibizione dell’emisfero sinistro, come dimostrato dalla PET.

L’abbassamento del tono corticale e la prevalenza dei sistemi talamici consente di liberare quell’attività subcorticale di emozioni e sentimenti, abitualmente inibita dalla corteccia, e di ifar emergere dati dalla memoria a lungo termine, depositati a livello del sistema limbico- ippocampale e solitamente rimossi dall’azione della corteccia.L’ideoplasia si può realizzare con un coinvolgimento preferenziale di questo o quell’organo o apparato in rapporto alla specifica costituzione del soggetto, così che Granone parla di suggestionabilità d’organo.A seguito delle stimolazioni verbali e non verbali da parte dell’induttore, la mente è indirizzata a focalizzarsi sulle sensazioni che le provengono dal corpo, in un’esperienza tanto normale quanto insolita, in quanto si tratta di sensazioni certamente comuni, ma difficilmente percepite nelle quotidianità delle esperienze vissute: le sensazioni di pesantezza, contrazione e detensione muscolare.

Come afferma Lapenta (1986) “La parola suggerisce un’idea che suscita azione, movimenti, sensazione, ma alla parola suggerita va connessa quella particolare situazione psicologica che è data dal notevole vigore plastico delle immagini.” La parola diventa allora messaggio e stimolo per il corpo e l’ipnosi è “ una risposta psicosomatica dove corpo e mente interagiscono uno sull’altro, aiutandosi e compensandosi a vicenda, è un insieme di fenomeni neurologici, biochimici, elettrici, psicologici, sociali.” (Guantieri, 1975) o “uno squisito fenomeno psicosomatico, con le sue specifiche modalità di azione, soprattutto quando si tratta di quello autoindotto da monoideismi plastici intensamente vissuti, capaci di mettere in moto meccanismi biochimici, ormonali, peptidici, enzimatici, a loro propri.” (Granone, 1987). Questa duplice efficacia, sul versante psichico ma anche su quello somatico, lascia presumere la sua influenza, in parte dimostrata, sul circuito di integrazione PNEI.

E’ infatti ipotizzabile, e per alcuni aspetti confermato sperimentalmente, che gli stessi canali funzionanti nel rapporto psicosomatico dello stress, possano, in determinati soggetti, essere utilizzati per ottenere benefiche modificazioni sulla mente e sul corpo.Alcuni Autori sostengono che l’ipnosi abbia un effetto terapeutico di per sé stessa, forse attraverso un riequilibrio neurovegetativo propizio al libero svolgimento dei poteri naturali dell’organismo. Nei soggetti in ipnosi è stato infatti dimostrato un aumento delle beta-endorfine e delle catecolamine nel sangue, fenomeno che può essere correlato all’analgesia ipnotica.È anche verosimile che gli individui possano ottenere concreto vantaggio dall’azione diretta sui circuiti mesolimbico-ipotalamici, a cui sono correlate talune risposte immunitarie implicate nella patologia psicosomatica.

E’ possibile suscitare in ipnosi immagini particolari tali da creare monoideismi suggestivi, eteroindotti ed autoindotti, fortemente plastici e influenzanti le condizioni organiche: è possibile infatti che una specifica immagine mentale sia curativa o nociva per il corpo” (Granone, 1986). In realtà, è noto fin dagli anni ’60 che immagini ed emozioni possono far aumentare o diminuire il numero di globuli bianchi, la qualità e quantità di ormoni adrenergici, enzimi, elettroliti, e neurotrasmettitori, fenomeno che si è definito con il termine di immunizzazione suggestiva.Molti studi hanno dimostrato che in trance ipnotica particolari e mirate suggestioni possono mobilizzare proprio le cellule immunitarie, gruppo cellulare di pronto intervento per sradicare infezioni o degenerazioni patologiche, e che è possibile produrre neuropeptidi ed attribuire loro funzioni specifiche utili sotto l’aspetto terapeutico.La stretta correlazione fra la particolare recettività della psiche in tale stato di coscienza ed i sistemi psiconeuroimmunologici è messa in evidenza anche dall’osservazione che la prognosi evolutiva post-operatoria dei pazienti risente di quanto essi hanno “sentito” sotto anestesia, pur mantenendo la capacità di ripetere solamente in ipnosi (Torta et al., 1987)

Il campo di indagine resta fecondo, e l’ipnosi, per la sua posizione privilegiata al confine tra i fenomeni psichici e quelli somatici, può aprire ulteriori ed interessanti prospettive di ricerca nel settore della psiconeuroendocrinoimmunologia.

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