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domenica, maggio 28, 2006

TABAGISMO E IPNOSI

Il problema del fumo ha assunto un’importanza sociale molto rilevante per i noti danni che esso provoca ed in particolare il danno oncogeno ormai documentato accanto a quello vascolare, coronarico e polmonare.
Da qui la richiesta sempre più frequente anche a livello istituzionale, di una serie di terapie per vincere l’impellente impulso a fumare-la letteratura propone diversi sistemi che spaziano dalla farmacologia all’agopuntura, dalla fitoterapia e pranoterapia all’ipnosi, l’applicazione dell’ipnosi nel trattamento del tabagismo ha avuto negli ultimi anni una certa diffusione ma i risultati per quanto riguarda l’astensione totale dal fumo e la sua durata sono molto divergenti. I successi ottenuti vanno nel complesso dal 4 all’88% a sei mesi dal trattamento.

Questa incostanza nei risultati ottenuti dai differenti autori è dovuta a vari fattori quali: il diverso numero delle sedute, la durata di esse, le tecniche ipnotiche applicate e le suggestioni usate, il tipo di pazienti (studenti, volontari, malati), il tipo di trattamento (individuale o di gruppo).
Dall’analisi di più di 20 studi pubblicati sull’argomento dal 1970 ad oggi risulta che a sei mesi di distanza dalla fine del trattamento più del 50% dei fumatori è rimasto astinente in programmi che comprendevano numerose ore di trattamento, intense interazioni interpersonali, suggestioni che utilizzavano motivazioni specifiche per singoli pazienti e l’uso di tecniche comportamentali aggiuntive.

Weilbacher e Venturini (1987) riportano una casistica di 365 fumatori (264 uomini e 104 donne) trattati individualmente con ipnosi, adattando una tecnica”standard” policentrica ad “ampio spettro”, il numero delle sedute varia da una a due al massimo , della durata di 45 minuti ciascuna e ognuna comprende l’applicazione di 5 suggestioni ipnotiche fisse: rinforzo dell’Io (Hartland), visualizzazioni positive, tecniche avversive, suggestioni postipnotiche e autoipnosi.
Riportano i seguenti risultati riguardo a 133 pazienti dopo tre anni: astinenti completamente il 24%, astinenti limitati nel tempo: 24% dopo una seduta, 35% dopo due sedute, portando il dato complessivo comprendente i successi temporanei più i permanenti al 44% dei soggetti trattati con una seduta e al 56% con la terapia completa di due sedute, non si è rilevato un rapporto significativo fra la profondità dell’ipnosi e il successo terapeutico, mentre i migliori risultati sono stati ottenuti nei forti fumatori (40-70)sigarette presumibilmente perché più motivati.

Fleischer, che utilizza una tecnica di induzione rapida molto elaborata afferma di ottenere in una seduta l’80% di successi: l’autore enuncia la legge del “tutto o nulla” e raccomanda di vedere il soggetto due o tre volte in colloqui preparatori affermando di non avere insuccessi se il paziente è ben motivato e manifesta un buon transfert verso la persona del terapeuta e se sono somministrate buone suggestioni ipnotiche e postipnotiche: sono talvolta impiegate le tecniche dette di immersione (Powell 1980). I trattamenti collettivi (ipnosi di gruppo) sono ritenuti meno efficaci delle tecniche individuali: ciò è stato visto anche presso Il Centro di Medicina Psicosomatica dell’Ospedale San Carlo di Milano, dove il setting della seduta di gruppo e le condizioni ambientali tolgono ogni possibilità di suggestione “secondaria”: rapporto privilegiato con il terapeuta, musica di sottofondo, quadri e altre sovrastrutture suggestive possono influire per quanto temporaneamente con il risultato, in questo caso il risultato positivo (astinenza totale dopo sei mesi) in un setting pubblico e con una terapia di gruppo si aggira attorno al 35%.
È importante nell’intraprendere il trattamento con ipnosi della disintossicazione tabagica comprendere le ragioni specifiche o meglio psicodinamiche per le quali il paziente fuma.

Si riscontra spesso a dispetto che il tabacco nuoce alla salute e riduce la durata della vita, un certo numero di ragioni non certo giustificabili (Ewin 1977); tendenze autodistruttive, sublimazione sessuale, pressioni da parte dell’ambiente, sfida e visualizzazione del “soffio della vita” come motivazione inconscia per fumare. A tutte queste ragioni va aggiunta la trasgressione dei giovani e il carattere ordalico di questo avvelenamento quotidiano e così la gratificazione orale ed altre giustificazioni ancora, ma la prima delle ragioni resta la dipendenza dalla nicotina. Comunque prima che un individuo si rechi dal medico per smettere di fumare la sua decisione ha già fatto un lungo cammino con una progressione che passa per l’abbandono del piacere, l’ambivalenza nei confronti del pericolo, il fastidio di smettere e la sindrome di astinenza per giungere al rifiuto dell’atto.

Lo studio della dipendenza psicologica dal tabacco è spesso necessario in ipnositerapia perché consente di meglio individuare la personalità del soggetto, di evidenziare l’ansia sottostante o la tendenza alla depressione e talvolta una vera e propria depressione conclamata, da qui la necessità di un trattamento adeguato e del sostegno psicologico durante la cura.

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