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sabato, marzo 18, 2006

Cosa succede durante l'Ipnosi? Parte I

Erickson
Nella prima fase la fase induttiva si verifica un primo cambiamento dello stato di coscienza. Si possono riscontrare sull"EEG (Eletroencefalogramma) un'accentuata presenza delle onde alfa tipiche degli stati di rilassamento e di distacco dalla realtà esterna. Si comincia quindi con un passaggio dalle onde beta (predominanti durante la veglia e gli stati di vigilanza e allerta) alle onde alfa più lente. L'alterazione delle proprie vibrazioni cerebrali comporta una rallentamento anche di altre attività (respiro, pulsazioni cardiache) e viceversa.
È bene ricordare che l'invito al rilassamento somatico e al sonno funzionano bene perché permettono il distaccco graduale dall'ambiente esterno, ma è possibile indurre un'ipnosi anche in altro modo come dimostrano le pratiche autoritarie o l'ipnosi distonica. Tutto ciò che è capace di focalizzare l'attenzione all'interno e sulla voce dell'ipnotista può essere inteso come una manovra induttiva.
Infatti l'ipnosi non equivale al sonno, perché una persona addormentata reagisce solo a stimoli intensi e non è in comuncazione con il mondo esterno.

Successivamente, con l'approfondimento dell'attenzione all'interno si manifesta un predomio delle onde theta più lente che caratterizzano la trance vera e propria. È da notare che le onde theta si manifestano di solito nel periodo che precede il sogno (fase ipnagogica). Questo stato, che normalmente è vissuto passivamente o fugacemente, nell'ipnosi viene mantenuto per tutta la seduta e utilizzato a fini terapeutici.

Durante questo passaggio l'individuo vive la destrutturazione del suo stato di coscienza, può avvertire delle sensazioni di spersonalizzazione o irrealtà. Lo schema del corpo può alterarsi diventando evanescente e spesso si presentano fantasie e immagini fugaci. Il soggetto comincia a far fatica a seguire il senso delle parole dell'ipnotista anche se sente un forte legame.

A questo livello l'ipnotista, riconoscendo i segnali fisiologici di una trance, passa all'utilizzo di un linguaggio metaforico-allegorico proprio dell'emisfero destro che nel frattempo si è trasformato nell'emisfero dominante. Si possono quindi creare delle "realtà ipnotiche" dove l'individuo, attingendo alle sue risorse profonde, e agli "apprendimenti esperienziali" potrà sperimentare nuovi esperienze e sviluppare nuove associazioni.

Tra l'altro si è scoperto, tramite la PET, che le realtà prodotte in ipnosi sono virtuali solo sino a un certo punto, poiché i soggetti a cui si comandava di pensare di correre su un prato, attivavano i medesimi percorsi neuronali di una "vera corsa".
Per chiarire questo concetto possiamo fare l'esempio di noti campioni sportivi che si allenano mentalmente ripetendo ogni movimento e immaginandosi completamente la scena della gara tramite tutti i sistemi sensoriali.
Questa è la stessa tecnica che permise all'ipnoterapista Milton Erickson di riabilitarsi.

Ci sono vari esperimenti che dimostrano la validità di questo principio: "Uno studio ha guardato agli effetti dell'esercizio mentale opposto a quello fisico nel tendere e rilassare un dito della mano sinistra. Questo piccolo esercizio muscolare venne ripetuto per cinque sessioni alla settimana su di un periodo di quattro settimane - per un totale di venti sessioni d'allenamento. Metà dei partecipanti eseguì fisicamente l'esercizio, mentre un secondo gruppo ne immaginò soltanto l'esecuzione per lo stesso numero di sedute d'allenamento. Al termine delle quattro settimane, la forza del dito di ogni partecipante venne confrontata con quella degli appartenenti ad un gruppo di controllo che non avevano praticato lo stesso allenamento. Per il gruppo che aveva eseguito fisicamente l'esercizio la potenza del dito era aumentata del 30%, mentre il gruppo di controllo fece registrare un incremento di potenza del tutto trascurabile. [...] Ma cosa era successo agli individui che si erano esercitati soltanto nella palestra della mente? - La forza nel loro dito era aumentata del 22%, quasi quanto in seguito all'allenamento fisico! [...] l'incremento osservato nella forza era dovuto unicamente a variazioni a livello cerebrale, le quali a loro volta erano state causate dalla stimolazione del circuito di neuroni interconnessi che controllano i movimenti delle dita. Attivandosi insieme ripetutamente, questi circuiti cerebrali si erano irrobustiti ed espansi, proprio come nel cervello dei violinisti e dei lettori Braille." (Ian H. Robertson, Il cervello plastico, Rizzoli, 1999, pp. 53-54)

to be continued...

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